Guerra d’Ucraina ad agosto: situazione e analisi

Guerra Ucraina come procede
Busto sfregiato di Taras Ševčenko, Borodjanka, Kyjiv | © Alex Fedorenko

Guerra d’Ucraina: come procede sul campo e quali sono i mutamenti intervenuti negli ultimi mesi. L’insediamento di Donald Trump e il cambio di scenario. La posizione della NATO e dell’Europa. Gli uomini e gli ultimatum di Trump alla prova dei fatti. Il nuovo governo tedesco, le ambiguità irrisolte di Berlino. Le occasioni perdute e le indecisioni che rafforzano Putin. L’Occidente e l’Ucraina possono ancora vincere?


Tentare oggi una sintesi della guerra d’Ucraina significa cercare ordine in un quadro surrealista: l’ordine si trova, ma dà vita a immagini che non corrispondono alla nostra percezione della realtà. Prima della pausa estiva, raccogliamo i fatti disponibili e cerchiamo qualche conclusione.

Cominciamo guardando alla >situazione dei combattimenti sul campo; valutiamo la posizione degli >Stati uniti, >dell’Europa e della NATO. Giungiamo così a qualche >conclusione e alle considerazioni sulle >prospettive della guerra, a ormai tre anni e mezzo dalla sua ripresa su larga scala.

Non mi occupo qui della recente mobilitazione popolare a favore dell’indipendenza dell’Autorità ucraina contro la corruzione, seguita a un discusso provvedimento legislativo in materia che ha fatto molta notizia anche in Occidente. Dedicherò al caso una breve analisi separata.

GUERRA D’UCRAINA: COME PROCEDE AL FRONTE

Guerra d'Ucraina: come procede
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Il fronte di terra è fermo. Nei notiziari occidentali riemergono come un fiume carsico l’accerchiamento di Pokrovsk da parte dei russi, il loro avvicinamento all’uno o all’altro snodo strategico ucraino. I russi sono… «alle porte di Pokrovsk» da più di un anno, ma non sfondano. Soprattutto nei Paesi più fedeli alla Russia, tra i quali l’Italia, i notiziari tendono a sottolineare le pur modeste avanzate dell’esercito di Mosca, ma segnalano di rado che anche gli ucraini riconquistano terreno.

Il risultato è che sul lungo fronte orientale la linea di contatto non si muove. La guerra d’Ucraina oggi è una guerra d’attrito, che procede a usura di uomini e mezzi, senza spostamenti sostanziali. Se anche i russi conquistassero adesso Pokrovsk o altre località, ciò sarebbe costato loro perdite elevatissime, sproporzionate all’avanzata conseguita. Intanto, gli ucraini hanno rinforzato le linee di difesa poco più arretrate. I russi dovrebbero ripartire per un’altra, costosa conquista per pochi chilometri lineari di terreno.

Più dinamica e dannosa per entrambe le parti è la guerra d’aria. La Russia ha intensificato gli attacchi di missili e droni sull’Ucraina. Colpisce ormai senza ritegno abitazioni civili, ospedali, infrastrutture energetiche. Mosca lancia sull’Ucraina squadroni di centinaia di droni, sollecitando oltre le sue difese. A inizio luglio, un pesante attacco russo ha avuto serie conseguenze sulla capitale Kyjiv. L’Europa sta sostenendo l’Ucraina con l’invio di ulteriori batterie antiaeree.

La reazione ucraina e le ribattute di Mosca

L’Ucraina, da parte sua, punta più sulla qualità degli attacchi. Brilla l’operazione d’inizio giugno, nella quale gli ucraini hanno distrutto un numero consistente di velivoli militari russi, con un ben concertato assalto di droni partito direttamente dal territorio nemico. Altri attacchi danneggiano con regolarità infrastrutture importanti per la logistica militare di Mosca. Non si contano, ormai, le giornate in cui il traffico aereo in tutta la Russia occidentale resta paralizzato o perturbato a causa di assalti di droni o di guastatori informatici guidati dall’Ucraina.

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La modesta reazione russa a questi duri colpi, per rapporto ai danni che ne subisce, dimostra che Mosca fatica ormai a organizzare operazioni che vadano oltre il mantenimento delle posizioni raggiunte. Il successo degli attacchi aerei ucraini, poi, mette in evidenza la scarsità delle difese antiaeree russe. Un’avanzata spettacolare della Russia, promessa per l’inizio dell’estate nelle regioni del Nordest ucraino, è rimasta senza seguito, respinta dall’esercito di Kyjiv.

GUERRA D’UCRAINA, COME PROCEDE: LA POSIZIONE DEGLI USA

Commentare le sortite di Donald Trump sulla questione ucraina è diventato un esercizio inutile. In poche ore il presidente degli Stati uniti sovverte le proprie posizioni su capitoli essenziali, come la fornitura d’armi all’Ucraina o le sanzioni contro la Russia, ignaro che ogni giravolta comporta il protrarsi del conflitto, produce ulteriori vittime e rafforza la posizione di Vladimir Putin. Il presidente russo, da parte sua, non può che rallegrarsi della manifesta volatilità e incompetenza del suo omologo statunitense.

La penosa vicenda del ritiro delle forniture d’armi degli Stati uniti all’Ucraina, annunciato a inizio luglio e revocato pochi giorni dopo, sembra rivelare l’esistenza di divergenze anche all’interno dell’amministrazione, in merito alla condotta da tenere sullo scenario ucraino. Il governo Trump dovrebbe sostenere l’Ucraina come ha sostenuto Israele contro l’Iran. I valori in gioco sono gli stessi. A Washington, però, manca la lucidità di giudizio sui teatri di guerra aperti. Le decisioni di Trump sul Medioriente sembrano suggerite da altre persone, in grado di guidarlo lungo una linea riconoscibile. Ciò non avviene per le decisioni sul capitolo ucraino.

I negoziati voluti dagli Stati uniti con l’ingenuo intento di far cessare i combattimenti in pochi giorni si sono convertiti in inutili minuetti. Hanno prodotto qualche scambio di prigionieri, risultato positivo ma raggiungibile anche con mezzi meno pomposi. Trump insiste nell’umiliare l’Ucraina considerandola un’attaccabrighe di borgata.

La visione di Trump e dei suoi uomini

Per dipingere la visione del presidente statunitense su come procede la guerra d’Ucraina si può cogliere la metafora che lui stesso ha diffuso attraverso i media: per Trump, Russia e Ucraina sono due bambini che litigano in un cortile. Lasciali litigare, prima o poi si stuferanno e faranno pace. Una visione offensiva delle migliaia di vittime già lasciate sul terreno da una guerra che ha un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina. Un conflitto che sta spostando gli equilibri di sicurezza in Europa e oltre, non un bisticcio tra presidenti capricciosi per qualche chilometro quadrato di terreno.

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In conclusione, a sei mesi dal suo insediamento, occorre prendere atto che il presidente degli Stati uniti non coglie la dimensione degli eventi ed è circondato da uomini altrettanto incapaci di misurare la realtà, con i quali può persino cadere in contraddizione. Putin mente, ma lo fa secondo una logica che si può studiare e smascherare. Trump non mente, parla a vanvera: le sue dichiarazioni si accodano agli eventi nei quali vede più possibilità di confermare il suo ego e la sua popolarità, trascinato dagli umori di un momento, senza ancoraggio ai principi delle democrazie occidentali. Il Segretario di Stato Marco Rubio, intanto, il 12 giugno si è prodotto in un’appassionata dichiarazione di sostegno alla Russia nel giorno della sua festa nazionale.

Guerra d’Ucraina, come procede con i negoziatori e gli ultimatum

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Come se non bastasse, i due inviati di Trump per l’Ucraina, la Russia e il Medioriente, Keith Kellog e Steve Witkoff, hanno collezionato pessime figure a loro volta, mostrandosi impreparati su elementi cardine di storia e politica delle regioni nelle quali pretendono di portare dialogo e pacificazione.

Kellog si è spinto a dare ragione a Putin, giustificando le preoccupazioni russe verso l’adesione alla NATO dei Paesi dell’Europa orientale, alla fine della Guerra fredda. Witkoff ha giustificato le pretese russe sulle regioni ucraine in nome di una presunta omogeneità linguistica, mostrandosi poi incapace di citare i nomi delle regioni stesse. Questi uomini fuori registro si scontrano con l’astuzia e la perversa intelligenza degli emissari russi, felici di potersi mangiare a colazione negoziatori e ministri statunitensi più deboli e lunari che mai.

Dopo i recenti, violenti attacchi contro l’Ucraina, Donald Trump si è chiesto se Putin fosse impazzito. La sua resta una sparata priva di significato, se non è seguita da atti concreti degli Stati uniti per contribuire, con il resto dell’Occidente, anche nel loro interesse, a vincere la guerra nell’unico modo possibile, purtroppo: con la forza militare. L’ultimo giro di giostra di Donald Trump è l’annuncio dell’ultimatum raccorciato per l’applicazione di nuove sanzioni contro la Russia. L’estate dirà quanto il presidente USA resterà fedele a questa nuova determinazione, quali saranno gli atti concreti che approverà e quali effetti produrranno.

Sull’Ucraina, l’amministrazione USA oggi è poco più di un burattino privo di volontà propria. Putin può orientarla, come un Mangiafoco, secondo i propri interessi. Unico vantaggio dell’erraticità di Trump è aver reso visibili al mondo le vere intenzioni della Russia: continuare la guerra a ogni costo, cogliendo le proposte di dialogo come occasione per guadagnare tempo.

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LA POSIZIONE DELL’EUROPA E DELLA NATO

La fine dell'Unione sovietica
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Dinanzi all’irresolutezza di Trump, è comprensibile ma assai disarmante che Friedrich Merz, Emmanuel Macron e Keir Starmer insistano ancora sulla centralità degli Stati uniti nella NATO. E’ comprensibile, perché tutti sono consapevoli che l’Europa non è in grado di difendersi da sola; è disarmante, perché nessun leader europeo sembra capace di riconoscere con franchezza che gli Stati uniti sono ormai inaffidabili. Preferiscono rappresentare gli interessi russi, anziché quelli delle democrazie, e ciò richiede misure urgenti di protezione della sicurezza europea.

Le armi che Trump negava ieri e promette oggi all’Ucraina può rifiutarle domani al resto d’Europa. Da partner che garantiva la difesa e sicurezza del nostro continente, gli Stati uniti sono diventati un giocatore d’azzardo con un’Europa esposta a nord-est alla minaccia russa, a sud-est a quelle emergenti dal Medioriente e dal Mediterraneo.

L’Europa non è in grado di difendersi da sola. L’esito assai magro dei negoziati con gli Stati uniti sui dazi doganali è l’ennesima prova che il nostro continente, senza difesa autonoma, non può sostenere neppure i propri interessi economici, di fronte a un’amministrazione statunitense che non condivide più gli interessi comuni.

Senza la copertura degli Stati uniti, l’Europa è poco credibile anche nel sostegno militare all’Ucraina e ha pochi mezzi per applicare sanzioni economiche ancora più severe contro Mosca. L’Europa paga l’aver sottovalutato per decenni la necessità di unità politica e militare. Su questi temi è necessario che i dirigenti parlino alle opinioni pubbliche senza timidezze.

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Guerra d’Ucraina: come procede l’Europa sul nuovo scenario

Germania, Polonia e altri Paesi del nord-est del Continente stanno muovendo passi concreti. I provvedimenti vanno dalla possibile reintroduzione della leva obbligatoria alle altre azioni per aumentare il numero di soldati, sino alla costruzione di nuovi bunker per la protezione della popolazione in caso di attacco e alla predisposizione degli ospedali per la cura di feriti di guerra.

Francia e Regno unito stanno compiendo passi per coordinare le azioni in materia nucleare; i Paesi baltici sono attivi come non mai nel rafforzamento dei confini di terra verso la Russia e nel respingere attacchi di guerra ibrida già in corso nella loro regione. In altri Paesi, al contrario, in particolare nel sud Europa, il dibattito sulla difesa si avvita intorno a slogan vecchi di cinquant’anni, in bocca a politici miopi e impreparati.

A sei mesi dall’insediamento, è possibile un primo bilancio dell’azione del nuovo governo tedesco sulla questione ucraina. I toni sono cambiati, il nuovo cancelliere Friedrich Merz ha abbandonato le ambiguità del suo predecessore Olaf Scholz, consapevole che la guerra in Ucraina compromette la sicurezza dell’intera Europa. Restano, in Germania, fatti che suscitano dubbi sulla reale collocazione del Paese e delle sue forze politiche rispetto alla Russia. Un gruppo di parlamentari del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) ha chiesto con un documento formale il riavvicinamento alla Russia, come se i disastrosi esiti dei tentativi negoziali di Donald Trump non avessero insegnato nulla.

Gli uomini e le nostalgie del passato

Le analisi degli eventi internazionali di Luca Lovisolo

Il nuovo Ministro degli esteri, Johann Wadephul, che ha collezionato più di un’uscita infelice da quando è in carica, è tornato sul vecchio e contraddittorio assunto di una Germania che vuole sostenere la difesa dell’Ucraina senza sconfiggere la Russia; non ha spiegato, però, cosa ciò significhi in concreto.

Nelle istituzioni tedesche restano attivi e influenti due uomini politici già presenti nel precedente esecutivo e le cui posizioni verso la Russia hanno sollevato più di una perplessità. Uno è Jens Plötner, già consigliere dell’ex Cancelliere Scholz, dalle manifeste posizioni filorusse; un altro è Ralf Stegner, anch’egli inclinato verso Mosca e protagonista di più incontri con funzionari russi sottoposti a sanzioni, l’ultimo pochi mesi dopo l’entrata in carica del nuovo governo. Intanto, Roderich Kiesewetter, uno dei parlamentari più netti sulla minaccia russa e sulla necessità di sostenere l’Ucraina nell’interesse di tutti, è stato allontanato dal Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.

All’interno di parte della politica tedesca permane una nostalgia malriposta verso la Ostpolitik, la politica verso l’Est Europa della Germania federale durante gli anni Settanta. In quei momenti, i compromessi raggiunti per assicurare il dialogo tra Est e Ovest furono accettati, dinanzi alla situazione ereditata dalla fine della guerra. I due blocchi non avevano interesse a uno scontro, nonostante l’asprezza della contrapposizione. Una simile politica di riavvicinamento sarebbe impossibile e controproducente oggi, quando, a differenza di allora, la Russia ha interesse ad acuire il confronto con l’Occidente, debole militarmente e moralmente.

Le esitazioni rafforzano Putin

Le esitazioni di Germania e Stati uniti sono deleterie sullo scenario ucraino, sia dal punto di vista militare sia da quello politico. Mutamenti d’opinione, posizioni incoerenti persino all’interno di uno stesso governo rafforzano in Vladimir Putin la visione di un Occidente debole e facile da sconfiggere.

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Putin non perde occasione per ricordare – lo ha fatto ancora nelle settimane scorse, dinanzi a un consesso di imprenditori – che la sua controparte nella guerra è l’Occidente nel suo insieme, non la sola Ucraina. Al Forum economico di San Pietroburgo, poco dopo, ha riconfermato senza mezze parole che considera l’Ucraina parte del territorio russo.

Nulla di nuovo. L’Occidente, però, continua a non cogliere la gravità di queste affermazioni e non si rende conto che è già parte del conflitto scatenato dalla Russia in Georgia nel 2008 e proseguito in Ucraina nel 2014 e nel 2022. Troppi, in Occidente, continuano a credere che la guerra, se la si ignora, prima o poi finirà da sola. Non accadrà.

Guerra d’Ucraina, come procede: la situazione della NATO

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capire gli avvenimenti del mondo

Sulla situazione della NATO oggi, il segretario generale Mark Rutte si prodiga nel rassicurare che l’alleanza è solida e operativa. Nel recente vertice dell’Alleanza nei Paesi Bassi, la quasi totalità degli Stati aderenti ha accettato di elevare al 5% la spesa per la difesa. In conseguenza, Trump aveva confermato la fedeltà degli Stati uniti alla NATO. Poco dopo, però, annunciava il ritiro del sostegno all’Ucraina, essenziale per la sicurezza proprio dei Paesi europei della NATO, decisione che poi modificava pochi giorni dopo.

Piuttosto che le generiche rassicurazioni di Rutte, sulla NATO convince la valutazione del generale tedesco Klaus Wittman, attivo anche negli organi dell’Alleanza a Bruxelles, oggi docente e storico di guerra. La NATO, ha affermato Wittman intervistato dalla rete tedesca Welt, funziona senz’altro per le esercitazioni comuni e l’ordinaria amministrazione. Non è certo, però, cosa accadrebbe in caso di ricorso all’articolo 5, che sancisce la difesa collettiva dei suoi componenti.

Quanti e quali Stati, in concreto, mobiliterebbero i loro eserciti a difesa di un altro Paese dell’Alleanza aggredito dalla Russia? Per essere efficace, un’alleanza difensiva come la NATO deve dimostrare un’incrollabile coesione d’intenti. I balletti di Donald Trump e le incertezze di molti Stati europei hanno minato questa unità.

GUERRA D’UCRAINA, COME PROCEDE: CONCLUSIONI

La visione da Occidente del conflitto tra Russia e Ucraina resta limitata ai suoi elementi oggettivi: combattimenti, armi, conseguenze economiche e umanitarie. I governi occidentali continuano a ignorare o sottovalutare l’elemento soggettivo della guerra scatenata da Putin: il dolo specifico di sopprimere l’esistenza dell’Ucraina come Stato e di proseguire la guerra con l’intento di assumere il controllo militare o politico sull’Europa sino all’Atlantico.

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A giugno, Bruno Kahl, a capo dei servizi segreti tedeschi, ha riconosciuto che l’Ucraina, per la Russia, non è che la prima tappa verso un’aggressione contro l’Occidente e la NATO. Meraviglia che i Servizi tedeschi si pronuncino in materia solo oggi, mentre questo dato è noto da tempo a tutti gli studiosi di Russia e spazio post-sovietico. Rinfranca sapere, quanto meno, che un’autorità si esponga in modo così netto, sulla minaccia che pende su tutti noi.

Il problema di fondo, dietro la guerra d’Ucraina, resta l’orientamento della Russia ostile all’Occidente e ai valori della società aperta. Un orientamento sostenuto da una volontà bellica solo temporaneamente fiaccata dalla guerra in corso. La Russia sta producendo quantità di armi molto maggiori al necessario e sta installando basi militari in luoghi strategici facilmente riconoscibili come punti di partenza per prossimi attacchi verso Occidente. Contro infrastrutture occidentali mette in opera già oggi periodici sabotaggi e atti di guerra ibrida.

Guerra d'Ucraina: come procede sul terreno
Kyjv, edificio civile bombardato | © Dmytro Tolokonov

Putin e le «cause radicali» della guerra

La guerra, in Russia, è sostenuta da un ampio consenso. I media di Mosca diffondono una massiccia propaganda bellicista, mentre i russi sono in gran parte privi di strumenti d’informazione alternativi a quelli del regime. Nelle scuole russe, sin dalle materne, si impartisce un’istruzione fondata sul militarismo contro l’Occidente. I filmati girati negli istituti scolastici durante la preparazione alla parata del 9 maggio sono impressionanti: bambini in uniforme brandiscono armi di cartone e marciano al passo dell’oca; soldati reduci dal fronte illustrano ai piccoli la nobiltà della vita militare.

Dinanzi alle inutili offerte di negoziato da parte di un’amministrazione statunitense che sembra non badare a come la guerra d’Ucraina procede sul terreno, Putin continua a chiedere di rimuovere le «cause radicali» del conflitto. Putin usa queste due parole («коренные причины»), sempre uguali o poco variate, per indicare le richieste contenute in un documento che pubblicò a fine 2021, nel quale chiedeva la smilitarizzazione e neutralizzazione dei Paesi esistenti dal Mare del nord sino al Mar nero.

Questa richiesta è inaccettabile, perché: a) non è la Russia a decidere a quali alleanze si uniscono altri Stati; b) i Paesi in questione resterebbero indifesi rispetto alle pretese russe; c) una tale zona demilitarizzata sarebbe un’autostrada per la Russia, verso l’aggressione contro il resto d’Europa. Che la Russia, date le condizioni favorevoli, proseguirebbe la marcia verso ovest, non è un’ipotesi ma una certezza.

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Sui tempi di tale azione, le valutazioni degli esperti militari oscillano da pochi mesi a cinque anni almeno, a dipendenza del tipo di attacco. Il punto non è questo però: non serve sapere la data esatta di un’aggressione russa, serve essere consapevoli del mutato scenario, per prendere provvedimenti adeguati.

L’OCCIDENTE E L’UCRAINA POSSONO ANCORA VINCERE?

Guerra d'Ucraina: come procede sul terreno e nello scenario
Il libro di Luca Lovisolo sull’Ucraina: viaggi e approfondimenti

Per la fine della guerra in Ucraina non occorrono negoziati. Basta che Putin ordini ai suoi uomini di non sparare più e ritirarsi dai territori occupati. Nonostante le illusioni di europei e statunitensi, ciò non accadrà, sinché l’esercito russo non si troverà di fronte una forza militare superiore e contraria che lo costringerà a retrocedere.

Ci si può chiedere, a questo punto, se l’Occidente e l’Ucraina possano ancora vincere contro la Russia. Guardare al passato ha poco senso, ma forse qui merita farlo. Stati uniti ed Europa hanno perso una finestra temporale preziosa per vincere la guerra, intorno alla fine della primavera del 2023. L’esercito russo era in grave difficoltà sul terreno. Le gerarchie erano divise e l’imprenditore-miliziano Evgenij Prigožin imprecava contro il Ministro della difesa che non gli forniva armi.

A fine giugno 2023, Prigožin riusciva ad avanzare per centinaia di chilometri verso Mosca con le sue colonne, denudando le divisioni del gruppo dirigente intorno a Putin e l’incapacità dell’esercito russo di fermare il tentato colpo di Stato. Putin non era mai stato così debole come in quei mesi. Se Europa e Stati uniti avessero fornito le armi e le autorizzazioni d’impiego necessarie, l’Ucraina avrebbe vinto la guerra con facilità. La sconfitta militare avrebbe rivelato le scoperture politiche di Putin e, forse, avrebbe avuto conseguenze al Cremlino.

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Guerra d’Ucraina, come procede: un’occasione perduta

Si è persa un’occasione, in gran parte a causa delle indecisioni dell’amministrazione di Joe Biden e della Germania di Olaf Scholz. Denunciare l’inadeguatezza di Donald Trump è facile, oggi, la mostra ogni giorno senza maschere. Non si deve dimenticare, però, che precedenti amministrazioni, negli Stati uniti e in Europa, sono state altrettanto inefficaci, anche se nascondevano le loro paure dietro omelie altisonanti.  

Intanto, dall’estate 2023 Putin ha ristabilito in poche settimane il suo pieno potere, ha forgiato le alleanze con la Corea del nord e con l’Iran per la fornitura di uomini e armi ed è diventato un nemico più difficile da battere. Nondimeno, la guerra di difesa contro la Russia può e deve essere vinta ancora oggi.

Per riuscirci, bisogna lasciarsi alle spalle le divisioni, le paure e gli interessi opachi che ancora impediscono alle democrazie occidentali di contrastare con convinzione le minacce che le circondano, su un arco tracciato da Mosca al Nord Africa, passando attraverso il Medioriente.

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

Commenti

  1. Fabio Cangiotti says:

    Commento quanto mai esauriente e preciso, che condivido in toto, ringraziandola per il suo sforzo e la sua chiarezza. Ho letto tempo fa il suo ultimo libro commentandolo su Amazon. Gli svariati riferimenti a Joseph Roth mi hanno fatto grande piacere, dato che è uno dei miei scrittori preferiti, di cui ho letto quasi tutto. Vorrei chiederle se le citazioni di questo dolente cantore della fine di un impero, quello asburgico, non abbiano in lei attinenza con il pericolo e il rischio che la Storia possa ripetersi per l’idea e la costruzione europea, se ci siano insomma possibili similitudini e quali. Grazie se vorrà rispondermi.

    • Luca Lovisolo says:

      Grazie per aver acquistato e apprezzato il libro. La Storia, in realtà, non si ripete mai davvero uguale. Se la lasciamo a se stessa, però, diventa un mero meccanismo che si accoda agli istinti umani e alle leggi di natura. Come andranno le cose d’ora in avanti dipende meno dalle similitudini passate, quanto piuttosto da ciò che vogliamo per il presente e il futuro. Cordiali saluti. LL

  2. Gianpaolo says:

    Buonasera Luca,

    Ancora una volta, le devo fare i complimenti per l’esattezza e la chiarezza di questa analisi. Nel merito di una possibile aggressione russa contro un Paese della NATO: la Russia oggi rappresenta una minaccia militare diretta? Se sì, come? Oppure, la può diventare? La ringrazio della futura risposta.

    • Luca Lovisolo says:

      Come scrivo anche nell’articolo, gli esperti militari valutano la minaccia russa come concreta in un lasso di tempo che va dai pochi mesi, per un attacco più limitato teso a verificare la capacità di risposta NATO, sino a cinque anni, per un’aggressione su più larga scala, a partire dai Paesi baltici o da altri Paesi non NATO ma vicini all’Occidente, come la Moldova. Oltre alla minaccia militare diretta bisogna tenere conto della minaccia politica, già largamente presente oggi: la capacità della Russia di influire sui processi elettorali e governativi in Europa è sotto gli occhi di tutti e gli strumenti per contrastarla sono molto scarsi. Cordiali saluti.

  3. Stefano Leopardi says:

    Buongiorno Luca,

    Ho letto anche io con molto interesse l’ultimo libro. E l’ho letto quasi in parallelo con quello di Anna Zafesova «Russia, l’impero che non sa morire.» Li ho trovati complementari e la loro lettura «abbinata» è ulteriormente chiarificatrice di alcuni concetti per noi non proprio facilmente comprensibili. Anzi, oserei dire nemmeno immaginabili. Cioè sono cose/idee talmente fuori dal nostro modo di pensare che risulta necessario un certo processo di astrazione per capirli. E qui mi ricollego all’espressione «debolezza morale dell’Occidente.»

    La debolezza militare è un dato misurabile in modo più oggettivo e relativamente più facile da quantificare: numero di mezzi, numero di cannoni, numero di uomini, numero di basi, capacità industriale ecc. ecc. Ok, i numeri da soli non dicono tutto, la forza vera sta nella sinergia e nelle strategie e tattiche di utilizzo che possono moltiplicarne l’effetto (e che sono uno degli aspetti su cui la Russia ha mostrato limiti mostruosi, benché stiano imparando e migliorando dai propri madornali errori). Ma i numeri sono quantomeno la base di partenza senza la quale non si va da nessuna parte. E l’Europa è oggettivamente messa male. Gli USA sono messi peggio di 30 anni fa, ma non male quanto noi.

    Ma la debolezza «morale» è un fattore meno misurabile in modo oggettivo. Né dalla lettura dei libri sono ancora riuscito a comprenderlo a pieno. Me ne sono fatto un’idea. Perché ovviamente «morale» va visto nel senso lato del termine. Ho tentato di dargli una traduzione/sinonimo, una perifrasi con cui cercare di «disegnarlo.» Per avere un quell’indice di misurazione che invece per la debolezza militare è molto più facile da trovare. Ma non ci sono ben riuscito.

    Perché se per sanare/risolvere la debolezza militare è sufficiente produrre le armi ed addestrare gli uomini necessari (volgarmente: metterci soldi e spenderli bene), per sanare / risolvere la debolezza morale, cosa si può / si dovrebbe fare? Penso che la mancanza di questa risposta derivi dal fatto che non sono ancora riuscito a «disegnare» abbastanza bene il concetto di debolezza morale.

    Cordiali saluti.

    • Luca Lovisolo says:

      Buongiorno,

      Ho letto anch’io il libro di Anna Zafesova e lo ritengo davvero riuscito. Quando si parla di debolezza morale dell’Occidente si intende non essere consapevoli che viviamo in un contesto di valori che devono essere difesi rispetto a chi vuole sopprimerli, e la carente disponibilità a spendere risorse materiali e intellettuali per tale difesa, anche ma non solo militare.

      Per rafforzare questa consapevolezza bisogna lavorare sul piano culturale. Negli ultimi non lo si è fatto, anzi: si è fatto di tutto per diffondere noncuranza e persino disprezzo verso i valori sui quali si basa l’Occidente. La civiltà europea ha le sue brutte pagine di storia, ma ha costruito le forme di convivenza che garantiscono la maggior libertà individuale e la più ampia possibilità di sviluppo e benessere dei cittadini, rispetto al resto del mondo.

      Essere consapevoli dell’unicità di questo patrimonio, sapere che esso non è un dato naturale perpetuo, ma deve essere difeso da chi lo aggredisce o può andare perduto in fretta, è il primo passo verso il superamento di quella debolezza morale.

      Cordiali saluti
      LL

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Con le mie analisi e i miei corsi accompagno a comprendere l'attualità globale chi vive e lavora in contesti internazionali.

Tengo corsi di traduzione giuridica rivolti a chi traduce, da o verso la lingua italiana, i testi legali utilizzati nelle relazioni internazionali fra persone, imprese e organi di giustizia.

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