Tentato colpo di Stato in Russia: la spiegazione del fallito colpo di Stato di Evgenij Prigožin. Il suo esercito privato «Wagner» entra nella città di Rostov sul Don e prende il controllo degli edifici militari. Una colonna di militi giunge alle porte di Mosca. Il fatti e i retroscena. Le incognite ancora aperte, dopo una serie di eventi che conferma la debolezza del regime di Putin.
Ciò che venerdì sera 23 giugno sembra un’ennesima sparata di Evgenij Prigožin si fa azione poche ore dopo. Prigožin diffonde un video in cui accusa l’esercito regolare russo di aver bombardato un campo della sua milizia privata Wagner, uccidendo alcuni militi, e promette che non perdonerà. Poco più tardi, uomini e mezzi della milizia Wagner che combattono per la Russia in Ucraina invertono la marcia ed entrano in territorio russo, sino a Rostov sul Don.
Secondo le dichiarazioni dello stesso Prigožin, le guardie di confine russe non oppongono resistenza e accolgono i suoi militi a braccia aperte.
Le truppe inviate dal governo per fermare la sua avanzata, sempre secondo Prigožin, disertano e si uniscono alla milizia Wagner. Queste dichiarazioni non sono verificabili da fonti indipendenti. E’ un fatto, però, che Prigožin e i suoi avanzano senza ostacoli.
TENTATO COLPO DI STATO: LA SPIEGAZIONE DEI MEDIA IN RUSSIA
I media di Stato russi reagiscono agli eventi con ritardo e dichiarazioni stringate. La TV Pervyj Kanal («Primo canale») interrompe le trasmissioni con un’edizione straordinaria del telegiornale alle 1:30 ora di Mosca (le 2:30 in Svizzera, >qui il video). La consueta annunciatrice senz’anima comunica che le informazioni diffuse da Prigožin sono false. Elenca le prese di posizione ufficiali del Ministero della difesa, del Comitato per la lotta contro il terrorismo e delle altre principali autorità, senza commentare o approfondire.
I programmi sul canale TV d’informazione Rossia24 proseguono senza variazioni, se si fa eccezione per un breve comunicato rassicurante, introdotto all’inizio di una trasmissione della prima mattina. Margarita Simon’jan, una delle principali voci della propaganda politica russa, tace. Anche Vladimir Solov’ëv, che conduce le maggiori emissioni propagandistiche del regime, si farà sentire solo a mezzogiorno del giorno dopo, con un video registrato in automobile e diffuso sui suoi canali social.
Nella notte, militari di rango, tra i quali Sergej Surovikin, già comandante generale delle operazioni in Ucraina, diffondono messaggi che invitano i soldati della milizia Wagner a non causare divisioni all’interno della Russia. Un tentato colpo di Stato in Russia, è la loro spiegazione, andrebbe a vantaggio degli ucraini e contro gli interessi del popolo russo. Il messaggio di Surovikin viene ripreso in una nuova edizione straordinaria del telegiornale del Primo canale, alle 2:10 della notte, ora di Mosca (>qui).
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PRIGOŽIN AL COMANDO MILITARE SUD CON IL VICEMINISTRO
Prigožin giunge con i suoi uomini alla sede del Comando militare sud, che si trova a Rostov. In un filmato girato all’interno dell’edificio (>qui il video) si intrattiene in toni tranquilli ma decisi con il viceministro della difesa russo Junusbek Evkurov. Prigožin chiede di incontrare il ministro della difesa, Sergej Šojgu, e il capo di stato maggiore delle forze armate, Valerij Gerasimov. «Finché non verranno qui, teniamo bloccata Rostov e andiamo a Mosca,» afferma Prigožin nel video. Nelle immagini diffuse dai canali d’informazione locali si vedono blindati e uomini armati intorno ai centri militari e di governo della città. Non portano segni di riconoscimento dell’esercito regolare, sono uomini della milizia Wagner.
Con il passare delle ore, la situazione a Rostov sembra complicarsi. Si moltiplicano le code ai distributori di benzina e le autorità invitano gli automobilisti a prendere strade alternative al centro. Foto diffuse dai cittadini tramite i social mostrano vie prive di auto, carri armati che prendono posizione e passanti che chiedono ai soldati chiarimenti sui fatti.
I server Internet in Russia iniziano a oscurare ogni possibile notizia sul tentato colpo di Stato: la spiegazione deve restare monopolio dei media ufficiali. Le agenzie russe segnalano limitazioni al traffico dei trasporti pubblici e privati da Mosca e altre città verso il sud del Paese. E’ la colonna di mezzi della milizia Wagner che comincia a muoversi verso nord e occupa l’autostrada sulla direttrice Rostov-Voronež-Mosca.
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TENTATO COLPO DI STATO: LA SPIEGAZIONE DI PUTIN ALLA RUSSIA
Alle 10:00 di mattina ora di Mosca il Cremlino diffonde un videomessaggio di Vladimir Putin, della durata di cinque minuti. Putin paragona i fatti all’inizio della Rivoluzione d’ottobre, nel 1917, quando la rivolta interna alla Russia indebolì il Paese e causò la perdita di territori nel contesto della Prima guerra mondiale. Il presidente si appella poi ai militi di Prigožin affinché non causino divisioni, ora che «la Russia combatte contro forze neonaziste (riferendosi agli ucraini e agli occidentali) che vogliono dividere il Paese.» Putin definisce gli eventi una «pugnalata alla schiena» (удар в спину) della Russia. L’intervento di Putin indica che i fatti non possono più essere nascosti.
Le stranezze di un pomeriggio surreale
A metà giornata di sabato, stupisce che la situazione non sembri affatto la scena di un tentato colpo di Stato. Gli edifici militari di Rostov restano sotto il controllo della milizia Wagner. Prigožin si trova ancora nel Comando militare sud, da dove invia messaggi su Telegram. Non viene arrestato e non sembra avere difficoltà.
In città non si registrano disordini. La popolazione è calma e vi sono passanti che si scattano selfie con i blindati e con i carristi della milizia Wagner. Le immagini mostrano poche auto, ma i cittadini passeggiano tranquilli nei viali. Altri canali segnalano negozi svuotati da persone che fanno incetta di generi di prima necessità, treni e autobus affollati in partenza dalla città, ma non si assiste a scene di panico. Sui media non si segnalano comunicazioni particolari.
La situazione non mostra segni di tentato colpo di Stato nemmeno nel resto della Russia: a Voronež si verificano esplosioni, secondo la spiegazione diffusa sono azioni della milizia Wagner e tentativi dell’esercito russo di fermarne l’avanzata. I mezzi della milizia Wagner sono a qualche ora di distanza da Mosca. Gli uomini di Prigožin abbattono con facilità diversi elicotteri e un aereo dell’esercito che tentano di attaccarli. L’esercito, allora, scava solchi trasversali su tutte le strade che portano a Mosca da sud, con l’intento di impedire la marcia di Prigožin verso la capitale.
TRA RUSSIA E BIELORUSSIA, IL MESSAGGIO DI PRIGOŽIN
In serata il presidente della Bielorussia, Aljaksandr Lukašėnka, media un accordo fra Putin e Prigožin. Quest’ultimo ferma le sue truppe a circa 200 chilometri da Mosca e giustifica la retromarcia con l’intento di evitare spargimenti di sangue. Poco più tardi la milizia Wagner ripiega verso sud. Lo stesso Prigožin, rimasto a Rostov, esce dal Comando militare sud a bordo in un’auto circondata da una folla che lo applaude acclamando – Wagner! Wagner! – e scatta foto al suo comandante.
Prigožin si fa risentire lunedì mattina, su Telegram, due giorni dopo il tentato colpo di Stato: la sua spiegazione è che non intendeva rovesciare il regime, in Russia. Ha agito per salvare la sua milizia dallo scioglimento imposto dal governo. Riprendendo una definizione che aveva usato sin da sabato, Prigožin definisce la sua marcia verso Mosca una «marcia per la giustizia.» Fa un elenco dei successi della milizia Wagner al servizio della Russia e asserisce che i fatti accaduti sabato rivelano i problemi di sicurezza esistenti nel Paese. Aggiunge che se le forze armate dello Stato avessero combattuto in Ucraina come hanno fatto i suoi uomini della milizia Wagner, la guerra sarebbe stata vinta in un giorno.
Vladimir Putin, da parte sua, ricompare nella serata di lunedì, con un videomessaggio pubblicato dal Cremlino alle 22:10 ora di Mosca. Accusa l’Ucraina e l’Occidente di aver organizzato il tentato colpo di Stato e si congratula per la fiera resistenza offerta dalla società russa contro l’attentato all’ordine costituzionale. Putin afferma di aver fatto ogni cosa per evitare spargimenti di sangue. Invita infine i soldati della milizia Wagner che desiderano continuare a combattere a unirsi all’esercito regolare russo. Tutti gli altri possono ritornare dalle loro famiglie o andare in Bielorussia, dove, conferma anche Prigožin, per la milizia Wagner si prepara un inquadramento giuridico adeguato.
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RUSSIA: LA COMMEDIA E’ FINITA? SPIEGAZIONE DI UN TENTATO COLPO DI STATO
Con questi due messaggi, si può dire conclusa la sequenza di fatti del tentato di colpo di Stato. Restano molti interrogativi e una lunga coda di considerazioni che affollano anche i pochi canali d’informazione in lingua russa ancora attivi non sottomessi alla censura del governo. Le valutazioni di numerosi analisti russi non del tutto piegati alla propaganda, pronunciatisi in questi giorni, concordano su un punto: il potere di Putin e lo Stato russo escono da questa vicenda indeboliti in misura sostanziale.
Stupore e ipotesi per un tentato colpo di Stato: dove va la Russia?
Nessuno immaginava che una colonna di mezzi militari di un esercito privato potesse occupare una città di un milione di abitanti, percorrere quasi 800 chilometri, abbattere come mosche velivoli dell’esercito di Stato e giungere indisturbata alle porte di Mosca. Tutto ciò mentre all’esercito, per ostacolarla, non restava altro da fare che scavare fossi sulle strade, come un esercito medievale.
Queste circostanze fanno credere a taluni che la rivolta sia stata inscenata da Putin e Prigožin stessi, per giustificare l’allontanamento del Ministro della difesa Šojgu o del capo di stato maggiore Gerasimov. Altri ritengono che la mossa di Prigožin abbia finalità economiche: tutelare il suo esercito privato dalla fusione con l’esercito di Stato.
Non si può escludere che nei prossimi giorni Šojgu o Gerasimov – o entrambi – vengano sostituiti. Quanto al destino della milizia Wagner, è presto per dire.
Il tentato colpo di Stato, però, mette in gioco valori troppo grandi, per credere che sia motivato dalla protezione degli interessi economici di un imprenditore, benché molto sui generis come Prigožin. Questi è a capo di un enorme impero economico: non rischia la galera o l’avvelenamento per la milizia Wagner, ha tanti altri giocattoli nella cesta. Rischia se ha la garanzia di accrescere il suo potere all’interno dello Stato.
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Un altro elemento che fa escludere che il tentato golpe sia una messinscena è il comportamento dei media e dei propagandisti russi. Se si conosce il modus operandi della comunicazione, in Russia, si capisce dai lunghi silenzi e dall’improvvisa aridità dei comunicati, che nella notte tra venerdì e sabato la macchina informativa si è trovata di fronte a un evento imprevisto che nessuno aveva detto prima come gestire.
I due fatti a cui attenersi: spiegazione di un tentato colpo di Stato
Nel classificare gli eventi è prudente attenersi ai fatti, in particolare a due. Il primo è che i soldati della milizia Wagner hanno occupato per un giorno un’intera città, muovendosi liberamente nei suoi centri nevralgici, poi hanno percorso quasi 800 chilometri verso la capitale russa senza incontrare seria resistenza. Il secondo fatto sono le mosse dei due protagonisti, Putin e Prigožin, durante e dopo gli eventi.
Se Prigožin si è imbarcato in questa avventura è perché una parte dell’apparato di sicurezza russo (i siloviki) gli ha garantito prospettive concrete di successo. Gli eventi di sabato rivelano che all’interno del potere russo esiste una frattura profonda, a tal punto da permettere il verificarsi di fatti di tale dimensione, sinora inimmaginabili. Nel pomeriggio di sabato, per qualche motivo la sponda pro-Prigožin ha cominciato a cedere e lui ha fatto retromarcia; la sponda pro-Putin, da parte sua, non ha osato dare la spallata finale. Ha lasciato che Prigožin uscisse con l’impunità. Ciò che non sappiamo è dove corra esattamente la frattura fra le due sponde.
Le dichiarazioni di Putin e Prigožin circolate lunedì sono il secondo elemento fattuale da considerare. Prigožin afferma che non era sua intenzione sovvertire l’ordine dello Stato. A modo suo, dice il vero: nel suo mirino non c’era la persona di Vladimir Putin. Le sue invettive sono rivolte da tempo contro il Ministero della difesa e lo Stato maggiore delle forze armate russe. E’ possibile che nei suoi piani vi fosse la presa del Ministero della difesa o di qualche comando militare del Paese.
Se Prigožin fosse arrivato a Mosca? Anche Putin mente
Nella sostanza, però, se Prigožin fosse riuscito ad arrivare a Mosca e a imporre a Putin un cambio ai vertici militari, avrebbe di fatto sottomesso a sé il governo e il presidente, compiendo un colpo di Stato. La sua affermazione ha il tono di una giustificazione tardiva e troppo lontana dal vero, per essere creduta, ma ai fini della comunicazione funziona.
Putin, da parte sua, afferma che la cittadinanza russa e le strutture dello Stato si sono opposte con energia al tentato golpe. Anche Putin mente. Una parte di apparato dello Stato ha lasciato fare Prigožin, come abbiamo già visto. A Rostov, poi, i cittadini non erano affatto impressionati dalla presenza dei soldati della milizia Wagner. La sera hanno acclamato Prigožin e i suoi uomini come eroi. Dalle interviste raccolte a distanza a Rostov da media russi non governativi emergeva che la popolazione era male informata su cosa stava succedendo. Ciò potrebbe spiegare l’entusiasmo malriposto dei cittadini.
Il fatto resta, però: Putin non ha scatenato una reazione drastica contro Prigožin, perché non era certo che tutto l’esercito e tutta la popolazione fossero davvero contrari al tentativo di colpo di Stato. Cosa sarebbe successo, se i soldati regolari e la popolazione, anziché combattere contro la milizia Wagner, avessero cominciato a fraternizzare con i suoi militi?
Evitare spargimenti di sangue?
Putin e Prigožin affermano di aver fatto di tutto per evitare spargimenti di sangue: non sono credibili. Quando i servizi russi lanciano operazioni antiterrorismo non si pongono questo problema, lo hanno dimostrato più volte. Le attività della milizia Wagner in Ucraina e nel mondo, da parte loro, testimoniano della stessa indifferenza. In realtà, nessuno dei due protagonisti aveva interesse a portare lo scontro all’estremo: Putin, per aver scoperto quanto debole è la sua presa sullo Stato; Prigožin, perché sentiva sgretolarsi le garanzie di successo che aveva ricevuto dalla fazione a lui fedele.
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Arriva Lukašėnka: ma come e qual è il suo ruolo?
Si può escludere che il presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka sia intervenuto nella vicenda per mera filantropia. Sa che se cade Putin, cade anche lui stesso. Lukašėnka ha stretti rapporti personali da lunga data sia con Putin sia con Prigožin. In questa vicenda assomiglia più a un garante dell’accordo fra le parti, piuttosto che a un mediatore. Che per tacitare uno scontro di tale entità fra due gruppi di potere russi sia necessaria la garanzia di un capo di Stato terzo, è un’ulteriore conferma di quanto sia profonda la frattura tra i centri di potere che controllano la Russia. Un crepaccio destinato a condizionare il futuro prossimo del Paese.
Da lunedì, Putin ha moltiplicato le apparizioni pubbliche ben oltre le sue abitudini. Dal suo frasario emerge la volontà di porsi come unico dominus della pace sociale e della sicurezza dello Stato. Per chi è abituato a seguire gli interventi del presidente russo, il suo nervosismo, in queste ore, è evidente. La sua retorica suona oggi più surreale che mai.
Negli interventi pubblici di lunedì, Putin e Prigožin sembrano parlarsi fra loro distanza. Sembrano dichiararsi una tregua, consapevoli che nessuno dei due ha interesse a rompere del tutto il giocattolo dello Stato russo.
TENTATO COLPO DI STATO IN RUSSIA: CONCLUSIONI E SPIEGAZIONE FINALE
In conclusione, la mia personale valutazione degli eventi è la seguente. La guerra in Ucraina sembra ormai volgere al peggio, per la Russia. La controffensiva ucraina è circondata da un ferreo silenzio informativo, ma le notizie che trapelano da diverse fonti solitamente affidabili, anche se non ufficiali, segnalano che l’esercito ucraino avanza, pur senza sfondamenti spettacolari. Le truppe russe non sarebbero in grado di opporre efficace resistenza. Salvo imprevisti, la guerra si concluderà in un orizzonte di medio termine con un disastro non solo militare, ma anche sociale e politico per la Russia.
Un duro colpo alla logistica russa si è registrato nei giorni scorsi, quando gli ucraini hanno danneggiato un ponte fra la Crimea occupata e la terraferma ucraina. La caduta del ponte compromette in modo serio i rifornimenti delle truppe russe sulla penisola e nelle regioni occupate circostanti. I vertici militari e politici russi sono in difficoltà sempre più evidente, nel gestire l’evolversi della situazione sul terreno e le sue conseguenze all’interno del Paese.
Vi è un errore da evitare, in Occidente, nel classificare i fatti di sabato. Pensare che la battaglia fra Putin e Prigožin sia una lotta fra un cattivo e un buono. In realtà, è uno scontro fra due élite dello stesso sistema, quella di Prigožin se possibile ancor più cinica e brutale di quella di Putin. Se Prigožin sostituisse Putin, cambierebbero i circoli di comando dello Stato, ma non il corso del Paese.
Prigožin contro Putin: la resa dei conti tra i loro apparati
Ritengo che la battaglia di Prigožin contro Putin sia il rendiconto finale tra gruppi di una stessa architettura di potere, in vista della spartizione di ciò che resterà della macchina statale russa, a guerra finita. Bisogna dar ragione a Putin, quando paragona la situazione di oggi a quella del 1917. Lo sfacelo russo nella Prima guerra mondiale aprì le porte al ritorno di Lenin e alla Rivoluzione d’ottobre. L’assenza di una classe dirigente illuminata e capace, in una Russia malata di iniquità e incuria sociale, fu il terreno di coltura per la guerra civile e per la nascita del potere sovietico dei Bol’ševiki, durato sino al 1991.
La Storia, per fortuna, non si ripete mai uguale. Non si può negare, però, che molti elementi di allora ritornano, nel quadro che la Russia ha mostrato di sé stessa in queste ultime giornate. Ogni previsione di eventi futuri, al momento, sarebbe, a mio giudizio, un’incauta speculazione.
L’incognita più pesante lasciata dai fatti di sabato, però, riguarda chi salirebbe alla guida dello Stato russo, se l’attuale dirigenza ne perdesse il controllo. Nel Paese non è cresciuta una classe dirigente che possa prendere le redini del potere e garantire una transizione, in caso di caduta del regime attuale.
Glauco says:
Servizio molto utile a capire quello che sta succedendo. Molte informazioni della stampa non sembrano altrettanto indipendenti.
Laura Sironi says:
Aspettavo con grande interesse il suo commento. Grazie per avermi fornito ulteriori elementi di riflessione. Lei è uno dei pochi commentatori di cui mi fido per la sua capacità di analizzare i fatti con grande lucidità e obiettività.