La Russia fa saltare la diga di Nova Kakhovka

Nova Kakhovka: crollo della diga ucraina
Ucraina: crolla la diga di Nova Kakhovka | Acque d’alluvione | © Lukas Hron

In Ucraina, la distruzione della diga di Nova Kakhovka supera per enormità ogni precedente atto di guerra. L’acqua contenuta nel bacino idroelettrico sul fiume Dnipro defluisce verso valle e allaga un’intera regione. La Russia controlla la diga da oltre un anno. Il crollo dello sbarramento causa danni gravi e duraturi. Le inquietudini per la sorte della centrale nucleare di Zaporižžja.


Crolla la diga di Nova Kakhovka: le conseguenze maggiori

Nella notte tra il 5 e il 6 giugno la Russia ha provocato il crollo della diga di Nova Kakhovka, sul fiume Dnipro, nella regione ucraina di Kherson.

Amplissime aree della regione a valle della diga sono allagate. L’Ucraina ha ordinato l’evacuazione delle popolazioni e ha sospeso le forniture di gas. Per gli abitanti dell’altra sponda del fiume Dnipro, sotto controllo militare russo, non risulta che le forze d’occupazione abbiano previsto piani di evacuazione o protezione.

Il lungo invaso della diga (oltre 150 km) costituisce l’opera di captazione che alimenta il canale costruito dagli ucraini in epoca sovietica per portare acqua alla Crimea. A seguito dell’occupazione di quest’ultima da parte della Russia, nel 2014, l’Ucraina aveva chiuso il canale. Dopo il 24 febbraio 2022, data d’inizio dell’invasione russa su larga scala, l’opera era stata riattivata da Mosca. Per effetto della distruzione della diga di Nova Kakhovka, il livello dell’invaso si abbassa e il canale non riceve più acqua. La Crimea dipende da questa via di approvvigionamento per più dell’80% del suo fabbisogno idrico. Per lo stesso motivo restano senz’acqua le imprese agricole e industriali ai lati di tutto l’invaso.

L’invaso della diga fornisce anche l’acqua di raffreddamento per la centrale nucleare di Zaporižžja. Nella tarda mattinata del giorno del crollo, Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha però comunicato che la centrale può contare su riserve d’acqua autonome per alcuni giorni. I tecnici sono al lavoro per attivare fonti alternative. Grossi ha escluso un pericolo immediato, ma ha auspicato che nessuna ulteriore azione militare intacchi le riserve della centrale (>Video-comunicato AIEA). Grossi stesso ispezionerà l’impianto nei prossimi giorni, nel quadro di una visita fissata da tempo, che è confermata.

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Nova Kakhovka: la responsabilità della distruzione della diga non è ucraina

Nelle ore immediatamente successive al fatto, Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha convocato il Consiglio nazionale di difesa e sicurezza. In questo articolo dell’agenzia ucraina UNN una >foto del disastro. Una documentazione video e fotografica molto convincente è offerta dal >Guardian.

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La Russia sostiene che la diga sarebbe stata distrutta dall’Ucraina. Questa tesi è priva di fondamento, per una ragione oggettiva e una soggettiva. Dal punto di vista soggettivo, l’Ucraina non ha interesse ad arrecare a se stessa un tale danno materiale, umano e ambientale, che lascerà conseguenze durevoli.

Dal punto di vista oggettivo, i russi hanno preso il controllo militare della diga da più di un anno, poche settimane dopo la ripresa della guerra il 24 febbraio 2022. Da allora gli ucraini non hanno alcuna possibilità di avvicinarsi al manufatto. La distruzione della diga non è avvenuta con un attacco aereo o d’artiglieria che sarebbe potuto provenire da remoto, né dall’Ucraina né da altrove. Causare il crollo avrebbe richiesto un attacco di violenza inaudita, che non sarebbe sfuggito alle rilevazioni radar, ai satelliti e a testimoni oculari. Se così fosse stato, la Russia ne avrebbe già diffuso i riscontri, a conferma della sua tesi. Mosca, invece, non ha sinora prodotto alcuna prova delle sue dichiarazioni.

L’affermazione di alcuni commentatori secondo cui l’Ucraina avrebbe distrutto la diga al fine di danneggiare la Crimea occupata dai russi e le truppe di Mosca presenti sulla riva sinistra del fiume Dnipro è aberrante, a maggior ragione se commisurata alla catastrofe che il crollo sta producendo. Per chi conosce fatti e circostanze del conflitto russo-ucraino, il fatto che la distruzione della diga sia stata causata dalla Russia è certo, oltre ogni ragionevole dubbio.

Le cause materiali della distruzione della diga ucraina

Sulle cause materiali del crollo si fronteggiano due teorie. Da una parte, l’esplosione di cariche installate all’interno dello sbarramento; dall’altra, il cedimento strutturale. A vantaggio della tesi dell’esplosione vi sono sospette attività di minamento della diga svolte dai russi, più volte segnalate dagli ucraini sin dall’autunno 2022. A favore della tesi del cedimento strutturale vi è invece che la Russia, a fine 2022, ha fatto brillare cariche esplosive sulla diga, per guastare la strada carrozzabile che poggia sul coronamento e renderla inservibile per un eventuale contrattacco ucraino. Quest’attività avrebbe compromesso la resistenza dell’opera.

La tesi del cedimento strutturale sarebbe confermata da alcune immagini riprese in tempi antecedenti al crollo. Vi si vedono fuoriuscite anomale d’acqua al di sotto del coronamento della diga, nella zona interessata. Nei mesi scorsi i russi hanno spinto la quota di invaso oltre ogni precedente storico, come mostrano i grafici rispettivi (osservatorio Theia, >fonte). Ciò avrebbe causato il collasso della costruzione, già compromessa dalle attività di sabotaggio dei russi e non sottoposta a regolare manutenzione.

Se la tesi del cedimento strutturale fosse confermata, non diminuirebbe le responsabilità della Russia. Mosca gestisce la diga in via esclusiva da oltre un anno. L’ipotesi che il crollo sia stato causato da esplosivi collocati all’interno dello sbarramento sembra sinora prevalente, presso i commentatori. Sarebbe confermata da recenti immagini satellitari, riprese al primo abbassarsi del livello dell’acqua. Indicano che la diga ha ceduto in punti distanti fra loro. Ciò suggerisce che sia saltata per effetto di esplosioni avvenute in più segmenti dello sbarramento. Non si può escludere neppure un concorso delle due cause.

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Gli scopi della Russia, dietro la distruzione della diga

Lo scopo della Russia è rendere più difficile un contrattacco ucraino sul fiume Dnipro, poiché l’allagamento trasforma la regione a valle della diga in un immenso acquitrino. Inoltre, Mosca può trasferire più a nord le sue truppe ora dislocate sulla riva sinistra del Dnipro, per meglio contrastare la controffensiva ucraina, attesa più facilmente nell’area di Velyka Novosilka.

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Inoltre, il crollo della diga causa all’Ucraina un durevole danno economico ed energetico, di enorme entità. Fiacca il morale delle popolazioni e richiede operazioni di soccorso che aggiungono oneri all’amministrazione civile e militare del Paese. Tutto ciò fa l’interesse della Russia, che si trova in difficoltà sul terreno delle attività militari.

E’ di secondaria importanza, nel quadro complessivo, ma si deve notare che il crollo della diga permette anche a Putin, sul piano interno, di distrarre l’attenzione della sua opinione pubblica dagli insuccessi russi sul terreno e dagli attacchi di guerriglia nella regione di Belgorod, tuttora difficili da spiegare.

L’attacco alla diga di Nova Kakhovka viola il diritto internazionale umanitario. In virtù dei due Protocolli aggiuntivi del 1977 alle Convenzioni di Ginevra del 1949 sui diritti delle popolazioni di Paesi in conflitto (>qui), gli Stati firmatari si impegnano a non attaccare le dighe e altre infrastrutture critiche in grado di causare gravi danni alle popolazioni. La Russia ha firmato queste convenzioni, ma non ha mantenuto fede all’impegno preso.

Per la sua smisuratezza, la distruzione della diga di Nova Kakhovka sembra piuttosto un atto di disperazione di Mosca, in vista di un contrattacco ucraino e della possibilità di perdere una guerra che il Cremlino pensava di vincere in pochi giorni. Come ciò influirà sul seguito del conflitto, lo diranno le prossime settimane.

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Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

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