Bombe su Kyjiv: USA ed Europa, quale alleanza?

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Le decisioni recenti dell’amministrazione Trump e i crescenti bombardamenti russi sull’Ucraina impongono alcune considerazioni.

Le armi che Trump ritirerà dalle forniture all’Ucraina si trovano già in Europa. L’argomento addotto dal presidente USA, apparso subito pretestuoso, è che le armi interessate devono essere riportate negli Stati uniti per ricostituire le riserve della difesa nazionale. L’elenco degli armamenti è ora noto: nessuno di questi sistemi d’arma è determinante per le esigenze statunitensi. Questa osservazione conferma che l’atto di Trump è, in realtà, motivato dalla scelta politica di ridurre o cancellare il supporto all’Ucraina.

Nel recente vertice NATO nei Paesi Bassi, Trump ha raggiunto un successo considerevole: la quasi totalità dei Paesi dell’Alleanza ha accettato di elevare al 5% la spesa per la difesa. In conseguenza, Trump ha confermato la fedeltà degli Stati uniti alla NATO. Con il ritiro del sostegno all’Ucraina, però, essenziale per la sicurezza dei Paesi NATO in Europa, prende una decisione contraria a quell’affermazione.

Trump aveva asserito che l’accordo «sulle terre rare» con l’Ucraina avrebbe finanziato la fornitura di nuovi armamenti. Eppure, quando l’Ucraina ha chiesto di acquistare nuovi sistemi Patriot, Trump ha rifiutato, anzi, oggi ritira armi già promesse.

La compiacenza verso Trump non salva

Compiacere Trump non serve. Il presidente promette, ottiene gli accordi ma poi ignora le proprie obbligazioni. Tornano in mente certe condotte di Stalin, durante i negoziati sulla Germania alla fine della Seconda guerra mondiale.

L’amministrazione Trump dovrebbe sostenere l’Ucraina come ha sostenuto Israele contro l’Iran. I valori in gioco sono gli stessi. A Washington, però, manca la lucidità di giudizio sugli scenari aperti. L’amministrazione sembra lasciarsi trascinare dagli umori, senza ancoraggio ai principi delle democrazie occidentali. Vi sono parlamentari contrari al presidente, anche all’interno del suo partito, ma al momento del voto tutti si piegano ai suoi dettati.

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E’ comprensibile, ma assai disarmante, che Friedrich Merz, Emmanuel Macron e Keir Starmer insistano ancora sulla centralità degli Stati uniti nell’alleanza. Comprensibile, perché tutti sono consapevoli che l’Europa non è in grado di difendersi da sola; disarmante, perché nessuno di loro sembra capace di riconoscere con franchezza che gli Stati uniti sono ormai inaffidabili e che ciò richiede misure urgenti e concrete di protezione della sicurezza europea.

Le armi che oggi Trump nega all’Ucraina può negarle domani al resto d’Europa. I giochi di prestigio sulla difesa e sicurezza del nostro continente non sono più accettabili. È necessario che i dirigenti parlino alle opinioni pubbliche senza timidezze.

Questa mattina il profilo di Kyjiv era un’unica striscia di fuoco e colonne di fumo. Se si continua a far chiacchiere, nessuno s’illuda che Berlino, Parigi o Roma siano esenti per protezione divina dal destino della capitale ucraina.

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

Commenti

  1. Gianpaolo says:

    Salve Luca
    Quando scrive “Nel recente vertice NATO nei Paesi Bassi, Trump ha raggiunto un successo considerevole: la quasi totalità dei Paesi dell’Alleanza ha accettato di elevare al 5% la spesa per la difesa. In conseguenza, Trump ha confermato la fedeltà degli Stati uniti alla NATO”, cosa intende con la conferma di fedeltà degli USA all’ alleanza atlantica, se nemmeno loro hanno raggiunto il 5% di spesa? Piú che per fedeltà, non le sembra che gli Stati Uniti vogliano che l’Europa spenda di più per la propria difesa per potersi sganciare in un futuro dal vecchio continente?
    Resto in attesa di un Suo cortese riscontro
    Un abbraccio e un caro saluto

    • Luca Lovisolo says:

      Buongiorno,

      La questione delle percentuali non va presa al centesimo: la sproporzione di impegno fra gli Stati uniti e gli altri membri dell’Alleanza è evidente e non è Trump ad aver sollevato per primo il problema, è noto da tempo. Al termine del vertice NATO vi sono state dichiarazioni di Trump dalle quali si è desunto, forse troppo frettolosamente, un rinnovato impegno degli USA nell’Alleanza. Il problema, prima che economico, è politico: in caso di attivazione dell’art. 5 sulla difesa collettiva, cosa faranno gli USA? Come interverranno a sostegno di chi? Quale credibilità ha ancora l’Alleanza verso potenziali aggressori, in queste condizioni?

      Sul fatto che gli Stati uniti chiedano più impegno all’Europa per sganciarsene in un prossimo futuro, del tutto o in parte, non ci sono dubbi. Da questo punto di vista, però, il problema non è negli Stati uniti, ma nell’Europa stessa. Non è più tollerabile – non lo è mai stato, in verità, ma lo si è tollerato lo stesso per comodo – che la difesa del nostro continente dipenda da scelte prese oltremare. Non è possibile che la sicurezza europea dipenda dall’umore del presidente che gli statunitensi votano per se stessi. Ciò che Trump impone oggi con le sue mattane, l’autonomia difensiva dell’Europa, avrebbe dovuto essere realizzato molto tempo fa dagli europei di propria iniziativa, senza bisogno dei calci di Trump e senza attendere che ci trovassimo in uno scenario di rischio concreto come oggi.

      Cordiali saluti
      LL

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Con le mie analisi e i miei corsi accompagno a comprendere l'attualità globale chi vive e lavora in contesti internazionali.

Tengo corsi di traduzione giuridica rivolti a chi traduce, da o verso la lingua italiana, i testi legali utilizzati nelle relazioni internazionali fra persone, imprese e organi di giustizia.

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