Analisi brevi

Ucraina ed Europa da Trump: i risultati

Il libro di Luca Lovisolo sull’Ucraina: viaggi e approfondimenti

L’esito dell’incontro multilaterale di eri fra Ucraina, Europa e Stati uniti si lascia riassumere in tre punti che sintetizzo qui in ordine logico, non per forza coincidente con l’ordine d’importanza.

(1) La presenza di ben cinque capi di Stato e di governo europei, oltre alla presidente della Commissione europea e al segretario generale della NATO, attesta che in Europa si comincia a capire oltre le belle parole che la sicurezza dell’Ucraina è la sicurezza di tutto il Continente. Un’avanzata russa verso ovest mette in pericolo concreto la pace e il benessere in Europa. Le dichiarazioni dei dirigenti europei a seguito dell’incontro di Washington sono unisone sul punto.

(2) L’esito più rilevante del vertice è il progresso sulle garanzie di sicurezza da organizzare per l’Ucraina al fine di prevenire il ripetersi di aggressioni da parte russa. Sulla natura di tali garanzie non vi sono dettagli. L’idea italiana di coprire l’Ucraina con una formula analoga all’articolo 5 del trattato NATO, ma senza adesione all’Alleanza, non è chiara nei dettagli. Ciò che importa è che l’Europa, come detto nel punto precedente, prenda seria consapevolezza che tali garanzie di sicurezza non tutelano solo l’Ucraina ma l’Europa intera. Altrettanto importante è che gli Stati uniti, prima rinunciatari, oggi sembrino intenzionati a cooperarvi. La posizione russa sul punto è ancora indefinita, ma, dopo l’incontro di venerdì in Alaska, sembra meno rigida.

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La conferenza stampa di Zelensky e la reazione di Putin

(3) Dalla breve conferenza stampa tenuta da Zelensky in ucraino a Washington e dal comunicato ufficiale della presidenza ucraina emerge che le questioni territoriali sono state ampiamente illustrate a Trump con l’aiuto di una vistosa carta geografica, cosa che sinora non era stata possibile. Saranno oggetto di un prossimo vertice a due tra Zelensky e Putin, a cui seguirà un incontro a tre con anche il presidente USA. Putin, a parole, sembra aver accettato l’idea. La mossa è astuta: il presidente russo non riconosce l’Ucraina come Stato e Zelensky come legittimo presidente. Se lo incontrerà, ammetterà per comportamento concludente che riconosce sia l’uno sia l’altro. Inoltre, dicendosi pronto ad incontrare Putin, Zelensky riversa sul presidente russo la colpa di un eventuale mancato incontro.

Premessa per il vertice fra Zelensky e Putin è che la Russia cessi le operazioni militari, continuate anche questa notte con violenza. La Russia non intende rispettare questa condizione. Segnala così di non avere serio interesse alla fine alla guerra e di dialogare solo per ottenere ciò che a Putin serve di più: tempo e riammissione alle stanze della politica globale.

Per chi conosce il quadro giuridico e fattuale della guerra in Ucraina, queste tornate negoziali restano esercizi di surrealismo politico. La chiave della pace è in mano russa: Putin deve ritirare le truppe dall’Ucraina e risarcire i danni di guerra. L’Europa deve attrezzarsi a contenere ogni futuro disegno neo-imperiale di Mosca.

Qualcosa, però, sembra muoversi: non resta che assistere ai prossimi fatti.

Putin e Trump in Alaska: cosa hanno detto

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Analizzare le parole di Donald Trump dopo il vertice in Alaska è poco utile: nel suo tripudio di autocompiacimento ed elogi a Vladimir Putin si può segnalare una sola frase: in guerra muoiono migliaia di persone e «Putin vuole quanto me che tutto ciò finisca.» Ebbene, Putin può far cessare la carneficina quando vuole, ordinando al suo esercito di ritirarsi dall’Ucraina.

Più utile ascoltare Putin. Il presidente russo vede nel vertice in Alaska il primo passo per «voltare pagina e tornare alla cooperazione» (перелистнуть страницу и вернуться к сотрудничеству). Ha affermato che «prima o poi si doveva correggere la situazione e passare dal confronto al dialogo.» Non è un’affermazione qualunque: ha usato le stesse parole nel discorso programmatico del 27 ottobre 2022 al Valdaj (>qui l’analisi). Ripetendo quest’affermazione in Alaska, Putin conferma che ha raggiunto l’obiettivo: essere riammesso da figliol prodigo nelle stanze della grande politica di un Occidente debole e incolto, che si rassegna allo status quo e obbedisce alle sue volontà.

Putin ha ripetuto che la questione ucraina si risolverà solo rimuovendo le sue «cause primarie» (первопричины). E’ un messaggio subliminale che ripete ovunque, con poche varianti, talvolta «cause radicali» (коренные причины), talaltra «cause profonde» (глубокие причины). Si riferisce alla sua richiesta del 2021 di costituire una fascia di Paesi smilitarizzati dal Baltico al Mar nero, riattivando la logica delle zone d’influenza sull’Europa, ridotta a marionetta.

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I bombardamenti sono continuati

Insolito è stato che Putin si sia detto disponibile a valutare garanzie di sicurezza per l’Ucraina, pur senza dettagliarle, e abbia definito gli ucraini «popolo fratello dalle stesse radici» (братский [народ], у нас одни корни), anziché «un unico popolo» con i russi, come fa d’abitudine. Ha continuato però a riferirsi all’Ucraina con la preposizione na, che in russo indica una regione, anziché v, che indica uno Stato. Una sottigliezza con la quale i russi sottolineano che considerano l’Ucraina una regione russa, non uno Stato indipendente.

Durante il vertice, i bombardamenti russi sull’Ucraina sono continuati. Assai patetico è parso Putin quando ha affermato che la guerra è «una tragedia e un gravoso dolore» (трагедия и тяжёлая боль) per la Russia. Putin può far cessare subito questo dolore autoinflitto, se vuole.

Dopo il vertice, Trump ha reso un’intervista più estesa e vi è stato un intenso incrocio di telefonate fra Trump stesso, i dirigenti europei e il presidente ucraino Zelensky. Anziché diffondersi in congetture, è bene attendere prossimi fatti. Le parole di Putin, mai scelte a caso, confermano che la sua visione resta quella del 2021, alla vigilia della ripresa della guerra in Ucraina.

Putin sta ottenendo ciò che vuole: non si vede perché dovrebbe concedere qualcosa, a meno che non vi sia costretto con la forza o dallo spossamento delle sue truppe e della sua economia. A oggi, la situazione resta quella descritta in >questa analisi.

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

    Luca Lovisolo

    Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Con le mie analisi e i miei corsi accompagno a comprendere l'attualità globale chi vive e lavora in contesti internazionali.

    Tengo corsi di traduzione giuridica rivolti a chi traduce, da o verso la lingua italiana, i testi legali utilizzati nelle relazioni internazionali fra persone, imprese e organi di giustizia.

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