Ucraina ed Europa da Trump: i risultati
L’esito dell’incontro multilaterale di eri fra Ucraina, Europa e Stati uniti si lascia riassumere in tre punti che sintetizzo qui in ordine logico, non per forza coincidente con l’ordine d’importanza.
(1) La presenza di ben cinque capi di Stato e di governo europei, oltre alla presidente della Commissione europea e al segretario generale della NATO, attesta che in Europa si comincia a capire oltre le belle parole che la sicurezza dell’Ucraina è la sicurezza di tutto il Continente. Un’avanzata russa verso ovest mette in pericolo concreto la pace e il benessere in Europa. Le dichiarazioni dei dirigenti europei a seguito dell’incontro di Washington sono unisone sul punto.
(2) L’esito più rilevante del vertice è il progresso sulle garanzie di sicurezza da organizzare per l’Ucraina al fine di prevenire il ripetersi di aggressioni da parte russa. Sulla natura di tali garanzie non vi sono dettagli. L’idea italiana di coprire l’Ucraina con una formula analoga all’articolo 5 del trattato NATO, ma senza adesione all’Alleanza, non è chiara nei dettagli. Ciò che importa è che l’Europa, come detto nel punto precedente, prenda seria consapevolezza che tali garanzie di sicurezza non tutelano solo l’Ucraina ma l’Europa intera. Altrettanto importante è che gli Stati uniti, prima rinunciatari, oggi sembrino intenzionati a cooperarvi. La posizione russa sul punto è ancora indefinita, ma, dopo l’incontro di venerdì in Alaska, sembra meno rigida.
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La conferenza stampa di Zelensky e la reazione di Putin
(3) Dalla breve conferenza stampa tenuta da Zelensky in ucraino a Washington e dal comunicato ufficiale della presidenza ucraina emerge che le questioni territoriali sono state ampiamente illustrate a Trump con l’aiuto di una vistosa carta geografica, cosa che sinora non era stata possibile. Saranno oggetto di un prossimo vertice a due tra Zelensky e Putin, a cui seguirà un incontro a tre con anche il presidente USA. Putin, a parole, sembra aver accettato l’idea. La mossa è astuta: il presidente russo non riconosce l’Ucraina come Stato e Zelensky come legittimo presidente. Se lo incontrerà, ammetterà per comportamento concludente che riconosce sia l’uno sia l’altro. Inoltre, dicendosi pronto ad incontrare Putin, Zelensky riversa sul presidente russo la colpa di un eventuale mancato incontro.
Premessa per il vertice fra Zelensky e Putin è che la Russia cessi le operazioni militari, continuate anche questa notte con violenza. La Russia non intende rispettare questa condizione. Segnala così di non avere serio interesse alla fine alla guerra e di dialogare solo per ottenere ciò che a Putin serve di più: tempo e riammissione alle stanze della politica globale.
Per chi conosce il quadro giuridico e fattuale della guerra in Ucraina, queste tornate negoziali restano esercizi di surrealismo politico. La chiave della pace è in mano russa: Putin deve ritirare le truppe dall’Ucraina e risarcire i danni di guerra. L’Europa deve attrezzarsi a contenere ogni futuro disegno neo-imperiale di Mosca.
Qualcosa, però, sembra muoversi: non resta che assistere ai prossimi fatti.