Dopo l’offerta avanzata da Putin di un vertice in Turchia, la condizione per accettare l’incontro era l’attuazione del cessate il fuoco proposto il 10 maggio dall’Ucraina e dai leader europei.
Gli attacchi russi sono proseguiti, ma, contro logica, Zelensky si è presentato comunque in Turchia. La ragione l’ha confermata Myhajlo Podoljak, uno dei consiglieri a lui più vicini, in una lunga intervista alla TV russa Dožd’ (non controllata dal Cremlino): mostrare che non è l’Ucraina a temere il dialogo, ma la Russia a volere la guerra. Questa affermazione serve a Zelensky di fronte a Donald Trump, non ancora convinto, ma anche dinanzi a molta opinione pubblica occidentale, ubriacata da una propaganda sempre più violenta secondo la quale la guerra sarebbe responsabilità dell’Ucraina e dell’Occidente.
La costellazione sorta dopo il 10 maggio è incoraggiante, ma presenta una scheggia impazzita e un anello debole. La scheggia impazzita è Donald Trump. Putin mente, ma lo fa secondo una logica che si può studiare e smascherare. Trump non mente, parla alla giornata: le sue dichiarazioni si accodano agli eventi nei quali vede più possibilità di confermare il suo ego e la sua popolarità.
L’anello debole è l’Europa, benché il nuovo cancelliere tedesco ne rafforzi l’unità sul capitolo ucraino. Senza la copertura USA, l’Europa è poco credibile nel sostegno militare all’Ucraina e ha pochi mezzi per applicare sanzioni economiche ancora più severe contro Mosca. L’Europa paga l’aver sottovalutato per decenni la necessità di autonomia politica e militare unitaria. Almeno nelle intenzioni, però, dal 10 maggio la posizione dei maggiori Paesi europei (dai quali l’Italia si è autoesclusa) è forte ed esplicita.
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Come segnalavo nel >precedente intervento, la Russia giunge ai colloqui in Turchia con le stesse richieste irricevibili e persino con lo stesso negoziatore del 2022. Le pretese di Mosca sono contrarie a principi fondanti del diritto internazionale.
E’ bene non attendersi esiti decisivi da Istanbul. Zelensky è stato abile a sfruttare l’occasione per rafforzare il suo Paese agli occhi del mondo e Putin ne esce indebolito, ma è difficile impedire che l’incontro si converta in un ennesimo guadagno di tempo a favore di Mosca.