Parla anche di me e del mio libro qui a lato, ma soprattutto merita ascoltare la giornalista Irina Irina Kaščej su Radio Ucraina perché dedica gran parte dei quaranta minuti del suo intervento nel programma «Rekonstrukcja» («Ricostruzione») a un enorme problema tutto italiano: la propaganda russa nei manuali scolastici.
Si stenta a crederlo, ma è così: insieme al ricercatore italiano Massimiliano Di Pasquale, Irina Kaščej ha condotto, su denuncia di molti genitori sconcertati, una ricerca su una trentina di testi per le scuole pubblicati in Italia. I testi non solo diffondono la visione del mondo di Mosca, con una fraseologia che riprende in parte la retorica sovietica e per il resto le posizioni del regime di Putin: sono anche costellati di clamorosi errori di storia e geografia dell’Est Europa che nei manuali scolastici non dovrebbero trovare posto (la ricerca è scaricabile >qui).
Non è una novità, purtroppo, per chi conosce il sistema scolastico italiano. Non si può affermare che sia uguale a quelli dei regimi totalitari, ma di certo ha con essi un elemento in comune: vedere nella scuola innanzitutto un luogo di formazione di una coscienza politica e solo dopo un luogo di istruzione. A trentacinque anni dalla caduta del Muro di Berlino e dell’Unione sovietica, la diffusione di narrazioni falsificate a fini politici continua anche nelle aule scolastiche.
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Sono grato a Irina Kaščej per aver ricordato nel suo intervento le ragioni per le quali decisi di partire per l’Ucraina, dopo la rivoluzione del Majdan e l’occupazione della Crimea da parte della Russia. Era chiaro che la descrizione di ciò che accadeva in quel Paese riportata dai media e dalla politica in Occidente era falsificata da pregiudizio politico e da una buona dose d’impreparazione. Si capiva già allora, poi, che l’occupazione della Crimea e le rivolte nel Donbas erano il preludio di un conflitto maggiore, oggi in pieno svolgimento. Partire per vedere come stessero davvero le cose, prima che fosse troppo tardi, fu una decisione inevitabile. Purtroppo, ciò che vidi e appuntai allora vale ancora oggi, peggiorato dagli eventi successivi.
Chi conosce l’ucraino può riascoltare la puntata del programma radiofonico >qui. Il mio libro «Gli imperi non vogliono morire» – come tutte le mie altre pubblicazioni – è autoprodotto e non beneficia di alcuna spinta da parte del sistema editoriale e mediatico. Se qualcuno cita o recensisce i miei lavori lo fa perché vi trova effettivamente qualcosa di utile, e per questo ne sono doppiamente grato.
