Il giudizio sull’abbattimento dei droni russi in Polonia è differenziato. Per la prima volta è stato possibile mettere alla prova il coordinamento della difesa aerea NATO. L’esame è stato superato. Tuttavia, sono stati abbattuti solo da uno a cinque droni su 14 o 19, a dipendenza delle fonti. Il bottino assai magro dell’operazione rappresenta bene la relazione fra la guerra in Ucraina e il resto d’Europa.
La difesa aerea europea non è in grado di proteggere a sufficienza la popolazione da attacchi di droni. La Russia, a oggi, non ha ragione di lanciare droni verso l’Europa, al di fuori dell’Ucraina. Molti Stati europei, però, si trovano all’interno del loro raggio d’azione. L’altra minaccia proviene da Medioriente e Nordafrica. I droni, economici ed efficienti, sono armi ideali per gruppi terroristici e paramilitari.
Da questa constatazione discendono due alternative:
1) L’Europa accetta la sottomissione politica a governi ostili. La Russia o gruppi terroristici e paramilitari a noi opposti possono piegare i governi d’Europa alle loro volontà senza lanciare droni o muovere carri armati: il solo fatto che possiedano armi in grado di raggiungerci che noi non possiamo fermare determina i limiti di sovranità degli Stati europei. Nessun governo potrà fare alcunché contro gli interessi dei soggetti che possiedono tali armi.
In tutta Europa, i partiti filorussi e filopalestinesi crescono nei sondaggi; senza questi partiti, in alcuni parlamenti è ormai impossibile formare solide coalizioni di governo. Dopo lo sconfinamento dei droni russi in Polonia, l’italiano Romano Prodi ha dichiarato che «l’Ue dovrebbe andare a Mosca a piedi a trattare» – ossia, chinarsi al volere del Cremlino. Queste visioni false e grossolane della realtà non sono rare, nella politica e nelle opinioni pubbliche occidentali.
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2) Costruire al più presto il moderno sistema di difesa antidrone che l’Europa e la NATO non hanno. A tal fine vanno osservati tre punti: a) Si devono combattere le posizioni irrealistiche di molti politici e opinionisti secondo cui ogni rafforzamento della difesa europea non sarebbe altro che incitazione alla guerra. b) L’unico Paese europeo che ha sviluppato una moderna difesa antidrone è l’Ucraina: abbatte fino al 90% di insiemi formati da molte centinaia di droni. Noi siamo al 30% di 15 droni.
I persistenti dubbi sull’adesione dell’Ucraina alla NATO e sul sostegno al suo sforzo bellico giocano contro la nostra sicurezza: abbiamo bisogno della tecnologia militare e dell’esperienza di combattimento dell’Ucraina, subito. c) L’altro Paese occidentale che dispone di una difesa aerea e antidrone molto sviluppata è Israele. Questa constatazione dovrebbe indurre a una visione più realistica del conflitto arabo-israeliano, oggi ampiamente basata su ideologia, autocompiacimento e distorsione della storia.
Le conseguenze dello sconfinamento dei droni russi in Polonia, con le poco incoraggianti constatazioni sullo stato della difesa NATO, concernono il mantenimento della sovranità e delle libertà fondamentali in Europa.
