Si moltiplicano i governi che annunciano l’intenzione di riconoscere i territori arabo-palestinesi come Stato. La misura è simbolica: già la dicitura riconoscere lo Stato palestinese ne rivela la contraddizione. Uno Stato palestinese esiste già, ed è Israele. Quello che manca è, semmai, uno Stato arabo-palestinese.
È errata la diffusa convinzione che Israele sia la causa del mancato sorgere dello Stato arabo-palestinese. Nel 1948 gli ebrei accettarono la convivenza con gli arabi in Palestina e la soluzione a due Stati. Costituirono lo Stato di Israele nei territori assegnati allo scopo dalle Nazioni unite, aspettandosi che gli arabi facessero lo stesso in quelli assegnati a loro. Gli arabi, invece, non costituirono il loro Stato e attaccarono Israele, con l’intento di distruggerlo. Solo da quel momento, dinanzi ai fatti, Israele rifiutò la soluzione a due Stati, poiché i territori assegnati agli arabi, anziché uno Stato, erano diventati basi per gli attentati e atti di guerra che perdurano sino a oggi.
Riconoscere uno Stato arabo-palestinese non muta la sostanza: vi sono governi che lo riconoscono già (tra questi il Vaticano). La questione dirimente è, piuttosto, chi governa i territori arabi e con quali intenti. I territori sono divisi: la Cisgiordania, governata dall’Autorità palestinese, e la Striscia di Gaza, governata da Hamas, il gruppo terroristico che ordisce gli attentati contro Israele, sottrae gli aiuti umanitari e infiltra le organizzazioni internazionali. Il riconoscimento di uno Stato arabo-palestinese non ha sinora risolto e non risolverà questi problemi di fondo, può persino aggravarli.
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Israele deve essere ammonito affinché non ecceda nell’esercizio della legittima difesa; tuttavia, la questione preliminare per la soluzione del conflitto è sconfiggere Hamas. A Gaza si moltiplicano i tentativi di rivolta contro il gruppo terrorista da parte dei civili. Anziché perdersi in atti simbolici, l’Occidente potrebbe, per esempio, sostenere quelle rivolte.
Liquidare Hamas non è impossibile come affermano i propagandisti. Invece, governi e opinioni pubbliche occidentali rimangono imbrigliati nella rete di propaganda e connivenze cresciuta intorno ad Hamas. La preoccupazione per i civili di Gaza resta così un patetico espediente retorico.