Prendo spunto dal mio secondo intervento TV a «Omnibus» (La7), in cui faccio riferimento ai «corridoi umanitari» in Ucraina. Il loro scopo sarebbe permettere agli abitanti delle città bombardate di mettersi in salvo. Perché non sono veri corridoi umanitari, ma diventano uno strumento della propaganda russa.
La Russia parla di «corridoi umanitari,» ma ciò che offre agli ucraini ha poco a che vedere con questo istituto del diritto internazionale. Un «corridoio umanitario» per il salvataggio di popolazioni in pericolo può avere varie forme, ma deve presentare garanzie. E’ frutto di un accordo fra chi controlla la zona di conflitto e le autorità di un luogo disposto ad accogliere in sicurezza le persone in fuga. Deve essere sorretto da un cessate-il-fuoco garantito da accordi precisi.
Il trasferimento dei fuggiaschi deve avvenire, in condizioni protette, da un punto A insicuro a un punto B sicuro e già predisposto ad accoglierli. Il corridoio deve essere controllato da un’agenzia terza, normalmente dall’Alto commissariato ONU per i rifugiati, ma può trattarsi anche di organizzazioni diverse. Alcuni esempi di corridoi umanitari sono descritti >qui.
Nulla di tutto ciò sta accadendo in Ucraina. La Russia annuncia unilateralmente pause nei bombardamenti. Le interruzioni, però, non sono garantite se non dall’arbitrio dei russi. I cittadini escono dai rifugi e cercano di raggiungere zone sicure, ma non hanno protezioni. Si trasferiscono a piedi o con colonne di automezzi organizzate in loco. Non hanno una meta precisa già indicata dove saranno accolti in sicurezza.
Nessuna organizzazione internazionale è coinvolta per garantire i trasporti. I profughi cadono sotto i colpi dell’esercito russo, che viola sistematicamente il cessate-il-fuoco. Con cinismo inqualificabile, nei giorni scorsi la Russia ha aperto vie di fuga dalle città ucraine verso il proprio territorio. Ha perciò invitato la popolazione a fuggire dal Paese aggredito verso il Paese aggressore.
Siamo molto lontani dai veri «corridoi umanitari.» Queste vie di fuga vengono presentate dai media russi come atto di generosità di Mosca verso i cittadini ucraini che si troverebbero sotto le bombe del loro stesso governo «nazista e nazionalista.» Poiché gli ucraini rifiutano queste discutibili offerte di salvezza, la Russia incolpa il governo ucraino di costringere i propri cittadini con la forza a restare nei rifugi o di nascondere le opportunità di salvataggio.
In chiusura dell’intervento faccio un breve cenno alla ex cancelliera tedesca Angela Merkel (il link alla puntata completa si trova >qui). La guerra in Ucraina è una pietra tombale su sedici anni di politica russa della signora Merkel, oltre che di altri attori minori della politica europea.
Il cancellierato Merkel ha avuto molti meriti. La sua memoria, però, sarà macchiata da una posizione conciliatrice e dilatoria verso il Cremlino. La vera natura del regime di Putin non è stata riconosciuta dai governi occidentali, prima che fosse troppo tardi.
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