Non sopravvalutiamo l’intelligenza artificiale

L'intelligenza artificiale non sostituisce i traduttori
Giocattoli umanoidi | © Daniel K. Cheung

L’intelligenza artificiale non sostituisce i traduttori umani. Le sue capacità applicate alla traduzione sono sopravvalutate. Sono eccessivi i timori che l’intelligenza artificiale sostituisca i traduttori professionisti e metta in pericolo questa attività. Alcune esperienze che mostrano i limiti dei sistemi d’intelligenza artificiale, anche di quelli specializzati. Chi traduce a occhio umano, però, cambia prospettiva.


Il diffondersi delle traduzioni svolte dall’intelligenza artificiale preoccupa chi lavora nel settore e suscita aspettative in chi si serve di traduzioni per le esigenze più diverse. Tuttavia, con il passare del tempo e il moltiplicarsi delle esperienze, si osserva che le capacità dell’intelligenza artificiale applicata alle traduzioni sono alquanto sopravvalutate. Non meno pericolose sono le illusioni di chi, non esperto, affida testi ai sistemi di traduzione automatica, nella speranza di riceverne traduzioni corrette.

L’intelligenza artificiale interviene nel settore della traduzione e non può essere ignorata. Dopo le prime grida di disperazione – o di entusiasmo, a dipendenza del lato dal quale la si guarda – è necessario osservare la realtà della nuova tecnologia, non per chiedersi se l’intelligenza artificiale sostituisca i traduttori umani, ma per capire come possa aiutare a eseguire una traduzione professionale e in qual modo chi traduce per mestiere debba accostarsi al testo, in questa nuova realtà. Non è difficile battere l’intelligenza artificiale, quando traduce, ma bisogna guardare al testo da una prospettiva diversa.

Riporto in questo articolo qualche esperienza raccolta utilizzando uno dei sistemi di traduzione più noti, guidato dall’intelligenza artificiale, con alcune osservazioni provenienti da un mio recente seminario, disponibile ancora in registrazione, per chi desidera: Rivedere un contratto tradotto dall’intelligenza artificiale (>qui). Non citerò il sistema di IA utilizzato, poiché mi concentro su aspetti di validità generale, trasversali alle diverse piattaforme. Una comparazione tra gli esiti prodotti dai vari sistemi potrà essere oggetto di un’analisi futura. Di proposito, per eseguire queste prove ho usato il sistema senza addestrarlo con materiale di riferimento.

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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SOSTITUISCE I TRADUTTORI? QUESTO BLOG

Luca Lovisolo, Tredici passi verso il lavoro di traduttore
«Tredici passi verso il lavoro di traduttore» – La guida di Luca Lovisolo

Gli articoli di questo blog – quelli pubblicati in due lingue – sono redatti in originale in tedesco e poi tradotti in italiano. Da qualche tempo affido il primo passaggio di traduzione all’intelligenza artificiale, per osservarne il comportamento. Nel testo dell’articolo USA, Europa e Ucraina: cosa succede dopo Monaco (>qui) desidero comunicare al lettore che sulla Conferenza internazionale di Monaco aleggiava lo spirito di un certo politologo russo. Nell’originale tedesco (>qui) uso questa espressione:

«Steinerner Gast der Münchener Sicherheitskonferenz war der russische Politologe […]

In italiano, l’intelligenza artificiale ha tradotto:

«Il politologo russo […] è stato ospite speciale alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.»

Se non si comprende il tedesco, non si riconosce l’errore: la versione corretta, infatti, è:

«Convitato di pietra della Conferenza di Monaco sulla sicurezza è stato il politologo russo […]

Il politologo non era «ospite speciale» della Conferenza, non era nemmeno presente. La sua presenza si respirava nell’aria, poiché le sue teorie si riconoscevano negli interventi degli oratori. Ciò ha motivato la scelta della locuzione convitato di pietra, celebre grazie all’opera Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart. Come sappiamo, l’espressione è riferita a un personaggio in forma di statua la cui figura grava sui presenti senza essere visibile in carne e ossa.

Si può cogliere il caso con ironia, osservando che l’IA non ascolta la musica di Mozart. Restando seri, notiamo che un sistema guidato dall’intelligenza artificiale, pur specializzato nella traduzione, commette in poche parole tre errori, nonostante l’abbondante contesto: non riconosce l’idiomatica, poiché traduce Gast con il più comune ospite anziché con convitato; non coglie il riferimento culturale; rende di pietra con speciale (chiedendo la traduzione in inglese, il convitato di pietra è diventato un improbabile special guest).

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Quando l’errore è nascosto e ha conseguenze gravi

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È un esempio di cosiddetta false fluency, insidiosa in particolare per gli utilizzatori non professionali. La traduzione, alla lettura, sembra scorrere; in realtà, dietro l’apparente coerenza formale, presenta errori anche gravi. Questo caso si può liquidare con un sorriso, ma, in altre circostanze, un errore di tale portata avrebbe conseguenze pesanti.

Pensiamo alla traduzione delle dichiarazioni di un testimone oculare in processo, in cui questi affermi che un certo soggetto non era presente a una certa ora in una certa località, ma l’intelligenza artificiale traduca l’inverso, cioè che il testimone dichiara che il soggetto era presente. Ciò può accadere se, nella lingua d’origine, la dichiarazione del testimone non è espressa in una forma così diretta o elementare per essere capita dalla macchina (mentre sarebbe chiara per l’occhio umano).

Questo tipo di errore non è dovuto a un difetto dell’intelligenza artificiale, ma al suo peculiare metodo di ragionamento. L’IA genera la traduzione associando elementi contestuali, calcoli probabilistici e corrispondenze di vario tipo. Non ci si può attendere che colga riferimenti troppo distanti dall’oggetto, come nel caso del convitato di pietra. Traduce Gast con ospite anziché con convitato, perché è l’associazione più frequente che trova. Inventa ospite speciale perché non coglie il retroterra storico-letterario sottostante a convitato di pietra. A queste condizioni, credere che l’intelligenza artificiale sostituisca i traduttori umani è un’illusione dalle conseguenze imprevedibili e pericolose.

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CLAUSOLE CONTRATTUALI: L’IA NON SOSTITUISCE LA TRADUZIONE UMANA

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I problemi che nascono da questo stato di cose non riguardano solo l’estetica del testo. Per la lezione del seminario citato in apertura ho chiesto all’intelligenza artificiale di tradurre otto semplici clausole tratte da contratti di tipologie diverse, da tre lingue: inglese, russo e tedesco. Nessuna clausola, così tradotta, poteva essere accettata senza rettificare errori, molti dei quali sostanziali. La traduzione si poteva accettare – e già obtorto collo, per le molte asperità di formulazione – solo per le parti più standardizzate.

Anche in queste, però, l’IA scivolava su vistose bucce di banana. Un esempio è la banale espressione tedesca frei Haus, una condizione Incoterms che in italiano corrisponde a franco domicilio. Gli Incoterms sono emessi dalla Camera di commercio internazionale. La loro traduzione ufficiale è accessibile da molte fonti pubbliche. Eppure, l’intelligenza artificiale ha reso frei Haus con un buffo domicilio gratuito, privo di ogni senso compiuto, in quel contesto, forse frutto dell’uso (anch’esso errato) dell’inglese come lingua-ponte: frei Haus > free house > domicilio gratuito. Altra considerazione: a differenza di chi traduce a occhio umano, l’intelligenza artificiale non sa che taluni testi non si possono tradurre a piacimento, è necessario riprendere dalle fonti ufficiali la traduzione approvata (come nel caso degli Incoterms).

Nella traduzione dal russo, poi, la clausola con cui le parti concordavano di devolvere le controversie all’arbitrato, anziché al giudice ordinario, era tradotta in modo incoerente, fuorviante per il lettore. Senza tornare con l’occhio umano all’originale russo, il significato poteva solo essere intuito, con i rischi del caso.

Le insidie della terminologia: relazioni fra elementi lontani

Un altro esempio efficace è la traduzione del termine contrattuale disdetta. Per capire se ci troviamo di fronte a una disdetta, a un recesso o a un’altra forma di fine di un rapporto contrattuale, è necessario valutare elementi molto distanti da quello linguistico. Con quale tipologia di contratto abbiamo a che fare? Prevede un rinnovo automatico? Poiché l’uso del termine disdetta presenta differenze tra l’ordinamento italiano e quello svizzero in lingua italiana, è anche necessario collocare il documento nel suo contesto nazionale.

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Anche in questo caso, l’incapacità dell’intelligenza artificiale di scegliere il termine corretto non dipende da un difetto del sistema, ma dal fatto che l’IA non può mettere in relazione elementi così eterogenei, come può invece l’intelligenza umana. L’intelligenza artificiale, perciò, non sostituisce i traduttori umani per il modo stesso in cui elabora il testo. E’ interessante osservare che gli errori della traduzione automatica sono più frequenti proprio nelle aree di competenza dei traduttori professionisti: terminologia, idiomatica e gergo corretti, esatta interpretazione del testo d’origine. Per questo motivo, non bisogna esagerare i timori che le nuove tecnologie sostituiscano le professionalità del settore linguistico.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE: QUALI VANTAGGI PER LA PROFESSIONE?

Corso: Il diritto per tradurre»
Il corso di Luca Lovisolo
per la traduzione giuridica

Forse è presto per misurare quale vantaggio concreto rechi agli operatori professionali l’uso dei sistemi di traduzione guidati dall’intelligenza artificiale. Tralasciando qui l’aiuto che l’IA può offrire nella ricerca delle fonti o della terminologia (vi tornerò con un prossimo contributo), osservo che la macchina può aiutare la persona svolgendo il primo passaggio di traduzione. Anche senza impiegare l’intelligenza artificiale, è raro che il primo passaggio sia quello determinante. E’ nella seconda o terza lettura, che si dà forma al testo tradotto. Eppure, spesso il primo passaggio è il più faticoso, poiché richiede di concentrarsi su piccole unità di testo, nell’impossibilità di guardare, allo stesso tempo, alle sue relazioni più profonde e gratificanti.

Affidare il primo passaggio di traduzione all’intelligenza artificiale può fornire una prima traduzione non accettabile, ma che permette di passare subito, con la mente ancora fresca, ai passaggi successivi. Mentre mi è sembrato chiaro che l’intelligenza artificiale può aiutare a gestire meglio le proprie energie, è più difficile dire se possa comportare un reale risparmio di tempo. Per i testi più brevi, forse no; per quelli più lunghi e impegnativi, l’aiuto della macchina può determinare un risparmio.

Un esempio: questo >lungo articolo di analisi di un discorso di Vladimir Putin, scritto in originale in lingua tedesca, conta circa 50’000 battute spazi inclusi. La >traduzione in italiano e l’impaginazione richiesero molto tempo, tanto che l’analisi uscì settimane dopo il discorso, perdendo parte della sua attualità. Dinanzi a una tale quantità di testo, affidare il primo passaggio di traduzione all’intelligenza artificiale – che in quel momento non usavo ancora – avrebbe ridotto il tempo di elaborazione e avrebbe permesso di pubblicare l’articolo più tempestivamente. La qualità del risultato non sarebbe stata diversa, poiché l’esito finale sarebbe rimasto comunque sotto controllo umano.

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E TRADUZIONI: CONSIDERAZIONI FINALI

Da queste osservazioni nasce un’altra considerazione: solo chi conosce il mestiere ed è in grado di classificare il testo d’origine, può valutare caso per caso, a dipendenza del suo genere e delle sue caratteristiche, se l’uso dell’intelligenza artificiale sia opportuno oppure no. Il sistema restituisce anche parti di testo tradotte in modo corretto e non banale: basta un errore come quelli citati sopra, però, a rendere inservibile un’intera traduzione, in un contesto professionale.

A certe condizioni, l’IA può velocizzare i processi di lavoro, nel settore dei servizi linguistici. Più si diffonde, però, più si osserva che l’opera di chi traduce a occhio umano resta indispensabile. Persino la traduzione di clausole contrattuali piuttosto semplici o di un articolo di blog, che certo non avanza pretese letterarie, richiedono l’intervento di una persona che domini a livello professionale la lingua d’origine e quella di destinazione.

In conclusione: l’IA può svolgere da sola in modo accettabile traduzioni di testi semplici, se l’utilizzatore si accontenta di una mera informazione generale sul contenuto. Per compiti più esigenti, le potenzialità dello strumento non devono essere sovrastimate e il suo uso può comportare rischi importanti, in particolare in mano a un’utenza non esperta.

In questo nuovo quadro, il punto sul quale si giocherà il futuro della professione di traduttore saranno le competenze extralinguistiche. Superare le «sviste» dell’intelligenza artificiale può richiedere di accostarsi al testo in modo ancor più attento ai contenuti. Anche questa, però, non è un’esigenza nuova, nel mondo della traduzione professionale.

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

Commenti

  1. Stefania says:

    Grazie mille del contributo, sempre interessante. Ho solo qualche perplessità circa l’utilità di fare il “primo passaggio” della traduzione con l’IA. È verissimo che la prima fase non corrisponde quasi mai alla versione finale del testo, ma è anche vero che è l'”entrare nel testo” (la parte più lenta e difficoltosa del processo) che ci consente poi di creare e di seguire un filo logico (e anche terminologico) e di proseguire la traduzione con molta più facilità e rapidità. Non vorrei che l’effetto ancoraggio e la terminologia non coerente dell’IA ci facesse non solo perdere ancora più tempo nelle fasi successive della traduzione (per mancanza del filo logico o anche di propagazione degli errori), ma anche rischiare errori grossolani di comprensione e/o terminologia.

    • Luca Lovisolo says:

      Grazie per il Suo commento. Condivido le Sue perplessità. Credo che sia ancora difficile dire se l’intelligenza artificiale «è» o «può essere» un aiuto, nel modo che ho descritto. Serviranno più tempo e più esperienze. Sinceramente, credo che l’IA prometta di più come strumento di ausilio indiretto, ad esempio per la ricerca di fonti o per velocizzare l’analisi di un testo, ma non volevo rinunciare a provarne l’uso anche nella traduzione vera e propria. Tornerò sulla questione. Cordiali saluti. LL

      • Stefania says:

        Sono assolutamente d’accordo, solo prove empiriche possono farci capire l’effettiva portata di uno strumento. Grazie ancora!

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Con le mie analisi e i miei corsi accompagno a comprendere l'attualità globale chi vive e lavora in contesti internazionali.

Tengo corsi di traduzione giuridica rivolti a chi traduce, da o verso la lingua italiana, i testi legali utilizzati nelle relazioni internazionali fra persone, imprese e organi di giustizia.

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