Nei giorni scorsi Anton Kobjakov, consigliere della presidenza russa, ha affermato che l’Unione sovietica (URSS) esisterebbe ancora, poiché la procedura di scioglimento sarebbe illegittima.
Secondo Kobjakov, l’URSS è stata sciolta per effetto del trattato di fondazione della Comunità degli Stati indipendenti, l’otto dicembre 1991. Afferma Kobjakov che gli Stati firmatari non avevano competenza per dichiarare lo scioglimento dell’Unione: su quest’ultimo punto Kobjakov ha ragione (altre considerazioni nel mio libro >Gli imperi non vogliono morire).
Kobjakov ha torto, invece, nel ritenere che l’URSS si sia sciolta per effetto di quel trattato. In realtà, lo scioglimento fu votato il 26 dicembre dal Consiglio delle Repubbliche dell’URSS, camera alta del Soviet supremo (massimo organo legislativo dell’URSS) e unico organo sovietico ancora in grado di deliberare.
L’Unione sovietica, pertanto, fu sciolta legittimamente, riconoscendo la fondazione della Comunità degli Stati indipendenti. Se anche si considerasse nullo questo atto, l’URSS oggi sarebbe una scatola vuota: infatti, tutte le repubbliche avevano dichiarato l’indipendenza prima del 26 dicembre, visto l’articolo 72 della Costituzione sovietica (1977) che riconosceva il diritto di secessione volontaria.
Per ricostituire l’URSS oggi, le repubbliche ex sovietiche dovrebbero dichiarare di rientrarvi. Non solo: Vladimir Putin resterebbe presidente e capo supremo delle forze armate della Russia, ma gli organi di governo e comando militare della rediviva URSS sarebbero formati da tutte le repubbliche. In Ucraina l’esercito neo-sovietico si troverebbe a combattere contro sé stesso. Putin sarebbe sottoposto a un presidente dell’Unione sovietica, come Boris Eltsin lo fu di Michail Gorbačëv. Per paradosso, Volodymyr Zelensky potrebbe essere eletto a presidente dell’URSS e Putin dovrebbe obbedirgli.
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L’idea balzana che l’Unione sovietica non sia stata sciolta legalmente non è nuova. Alti funzionari russi continuano a diffonderla per questa ragione: un certo numero di persone ci crederà comunque. Si tratta di capire quante, in Russia e fuori.
Se l’idea fa presa, la ritroveremo nelle farneticazioni dei propagandisti, anche in Occidente. In caso contrario, sarà accantonata sino alla prossima occasione.