Le elezioni parlamentari avvenute ieri in Moldova dimostrano che la disinformazione e le ingerenze da parte della Russia nei processi democratici europei si possono sconfiggere. Il Cremlino non ha lesinato denaro ed energie per portare alla vittoria i partiti filorussi: abuso delle piattaforme Internet, finanziamenti illegali, adescamento diretto di privati cittadini.
Molto forti anche le intromissioni da parte dei politici filorussi della vicina Romania, che possono intervenire nel dibattito pubblico della Moldova grazie alla lingua e al retroterra culturale comuni. Il clima delle elezioni e la loro posta in gioco sono stati descritto con dovizia di particolari dal capo dello Stato, Maia Sandu, durante la conferenza stampa internazionale tenuta oggi, dopo il conteggio dei voti.
Nonostante le pressioni esterne, il partito filoeuropeo PAS ha superato di un soffio la maggioranza assoluta con il 50,20% dei voti, mentre il blocco dei partiti filorussi si è fermato al 24,17% (fonte: Commissione elettorale centrale della Moldova). Il resto è suddiviso fra partiti minori.
È utile osservare come la Moldova ha contrastato l’influenza della propaganda russa. Il messaggio alla popolazione è stato molto chiaro: la scelta era fra continuare il cammino di adesione all’Unione europea o ritornare sotto l’egida della Russia. Nelle campagne elettorali precedenti, i partiti filorussi avevano finto un europeismo di facciata. Questa volta, è stato più difficile convincere l’elettorato che i politici vicini a Mosca potessero essere europeisti sinceri. I fatti accaduti nei mesi scorsi in Romania e in Georgia hanno reso più attenta la popolazione moldava a queste ipocrisie. Bisogna dare atto al governo e alla presidenza della Moldova, poi, di aver lavorato con efficacia nel comunicare alla cittadinanza le opportunità dell’adesione all’Ue, rispetto a un ritorno al «mondo russo».
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Le autorità anticorruzione, gli enti di controllo sui processi elettorali e sul finanziamento dei partiti hanno lavorato senza posa, mettendo in luce anomalie e imponendo il ritiro a candidati che presentavano irregolarità. L’intera società civile, però, si è mostrata meno sensibile al canto delle sirene russe. Anche i media hanno prestato maggiore attenzione, nell’intento di evitare la diffusione di false narrazioni.
Le elezioni in Moldova ci offrono una lezione da ricordare: sconfiggere la propaganda russa si può, ma gli organi dello Stato non bastano. Tutte le componenti sociali devono agire con responsabilità: media, accademie e ogni altro luogo in cui si sviluppa il dibattito pubblico. Nessuno strumento di controllo può impedire da solo le infiltrazioni ostili diffuse abusando degli strumenti oggi disponibili.
A differenza di quanto accaduto in Moldova, ma anche in Romania e Georgia, in Occidente questa difesa endogena contro le narrazioni propagandistiche è carente. Media, politica, e accademie non solo non frenano la diffusione di false narrazioni, ma se ne rendono volentieri complici e amplificatori.
Gianpaolo says:
Buongiorno Luca
Colgo l’occasione del puntuale e ineccepibile analisi sule intenzioni di voto moldave per chiederLe cortesemente se potesse indicarmi dove si possa trovare la traduzione della biografia di Sahra Wagenknecht in italiano. La ringrazio per l’attenzione. Un sincero augurio di buon proseguimento del suo instancabile lavoro.
Luca Lovisolo says:
Grazie per il Suo apprezzamento. Non mi sembra esista una biografia di Sahra Wagenknecht completa in italiano, oltre le voci enciclopediche. Le suggerisco di ricercare direttamente in Internet, non è escluso che possa uscire qualche pubblicazione. Cordiali saluti.