
A un anno dal 7 ottobre 2023, le conseguenze dell’attacco di Hamas contro Israele non sono esaurite. Un particolare che richiama tutti noi alla corresponsabilità: l’interpretazione in Occidente del conflitto arabo-israeliano. I dati oggettivi che aiutano a collocare i fatti e il confronto con la narrazione del conflitto arabo-israeliano diffusasi in occidente. Le possibilità di approfondimento su questo sito.
Le conseguenze dell’attacco del 7 ottobre 2023 contro Israele non sono esaurite. A un anno dal fatto, merita citare un particolare che richiama noi tutti alla corresponsabilità: l’interpretazione in Occidente del conflitto arabo-israeliano.
La guerra in Palestina viene rappresentata secondo una costante inversione tra vittima e carnefice. Ciò si deve in gran parte alla carente conoscenza della storia e alla disinformazione sugli sviluppi politici della regione, in particolare a partire dal 1947. L’inversione è intenzionale, è cominciata ben prima del 7 ottobre e oggi prosegue. Non che chi ha preteso – e purtroppo ottenuto – il controllo sull’interpretazione del conflitto, nei media e nelle accademie occidentali, ignori la storia: la conosce e la deforma, affinché l’opinione pubblica ne ottenga un quadro distorto.
Tre principi oggettivi aiutano a collocare i fatti: Israele ha diritto di esistere in Palestina; la cosiddetta «soluzione a due Stati» fu rifiutata dagli arabi, nel 1947, Israele l’aveva accettata; sin dalla sua fondazione, Israele viene aggredito da Stati ostili e da organizzazioni terroristiche, pertanto agisce a propria difesa.
Legga anche: >Guerra in Israele, fatti e cause del 7 ottobre |
7 ottobre, Gaza e Israele: il distorsioni della narrazione
Si confrontino questi elementi con l’immagine del conflitto arabo-israeliano diffusa in Occidente. L’esempio più efficace è il conteggio e l’attribuzione delle vittime nella Striscia di Gaza. Si citano numeri che nessuna organizzazione indipendente può verificare; delle vittime si incolpa Israele, mentre sono le organizzazioni terroristiche, che utilizzano abitazioni e scuole di Gaza e del Libano come depositi di armi contro Israele. Gruppi di terroristi che da decenni causano vittime persino presso le popolazioni che affermano di proteggere, in Occidente vengono salutati come movimenti di liberazione.
Il controllo sull’interpretazione del conflitto arabo-israeliano, come della guerra in Ucraina, è caduto nelle mani di terroristi e Stati canaglia che vendono in Occidente la loro visione del mondo come alternativa praticabile.
Per combattere questa stortura, governi, accademie e media occidentali non fanno nulla di serio, poiché essi stessi, non di rado, sono parte di questa macchina d’istupidimento.
| Per chi desidera approfondire: su questo sito, il seminario «Le origini del conflitto arabo-israeliano» >qui. L’analisi «Guerra in Israele, fatti e cause del 7 ottobre» (>qui), uscito poco dopo i fatti e utile per collocare gli eventi. L’analisi: «Gaza: Sudafrica contro Israele all’Aja, cosa significa» >(qui).