In questi giorni si assiste a un balletto senza precedenti, nel tentativo di trovare una soluzione alla cosiddetta «crisi ucraina» – una definizione che si è imposta nei media, ma non corrisponde alla realtà: una crisi è di breve durata, per definizione, ma tra Russia e Ucraina esiste un conflitto armato che dura da otto anni.
La tensione di questi giorni è semmai una «crisi» della sicurezza europea nel suo complesso, poiché le pretese di Putin aggrediscono tutto lo status quo continentale. La ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock è stata a Kiev, poi a Mosca, poi di nuovo a Kiev e nelle zone di guerra; Emmanuel Macron è stato in Russia e ha parlato cinque ore (a distanza di sette metri) con Vladimir Putin, poi in Ucraina; il ministro della difesa polacco e poi quello spagnolo hanno incontrato il loro omologo ucraino; Macron e il presidente della Polonia Andrzej Duda si sono incontrati a tre con il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz, che era appena stato a Washington da Joe Biden e la prossima settimana sarà a Kiev e poi a Mosca, da dove è appena tornata la ministra degli esteri inglese Liz Truss. Italia: non pervenuta.
Se si ascoltano in originale le conferenze stampa che seguono gli incontri, l’impressione è che questo carosello non serva a molto, se non a prendere tempo. E’ presto per fare considerazioni. Sul terreno, i militari russi restano ammassati alle frontiere con l’Ucraina, anzi il dispositivo militare cresce; l’esercito russo ha cominciato manovre congiunte con quello bielorusso muovendo circa 30’000 uomini, proprio nella fascia di confine tra Bielorussia e Ucraina.
Altre operazioni si concentrano alla frontiera con l’area di esclusione intorno alla centrale nucleare di Černobyl’, territorio sprovvisto di un dispositivo di difesa e tuttora radioattivo. Si rivela un punto debole molto critico, in caso di invasione. Il governo ucraino sta rimediando, nei giorni scorsi si sono viste esercitazioni militari nelle strade di Pripjat’, la città che fu evacuata dopo l’esplosione della centrale nucleare nel 1986 e da allora è disabitata, divorata dall’abbandono e dalla vegetazione selvatica. Nelle immagini delle esercitazioni, diffuse dai media ucraini, ho riconosciuto facilmente le strade in cui io stesso avevo camminato, quand’ero stato nella zona del disastro, pochi anni fa.