Mentre molti governanti occidentali non si presentano all’inaugurazione dei Giochi olimpici invernali, per protesta contro il regime cinese, Putin si trova oggi a Pechino. Incontra il cinese Xi Jinping per colloqui d’importanza, stando alle dichiarazioni ufficiali. Non c’è ragione di non crederci.
I punti in evidenza sono due. Russia e Cina progettano un nuovo gasdotto che porterà gas dalla Russia alla Cina nord-occidentale, attraverso la Mongolia. La nuova linea si chiamerà Sila Sibiri 2 (La forza della Siberia 2). Il numero due significa che esiste già un gasdotto con lo stesso nome: serve l’estremo oriente russo, costeggiando per un tratto il confine cinese segnato dal fiume Amur. Il nuovo gasdotto rafforzerà la cooperazione energetica tra Russia e Cina. Mosca sarà sempre meno legata alle vendite di gas all’Occidente: il blocco delle forniture all’Europa oggi causerebbe difficoltà economiche alla Russia, ma domani, quando le nuove condotte funzioneranno, la perdita di utili sarà meno rilevante. L’uso del gas come arma di assoggettamento politico dell’Europa si fa sempre più concreto, per Mosca.
Il secondo elemento in discussione tra russi e cinesi oggi è, cito testualmente i comunicati, «la costruzione di un nuovo ordine delle relazioni internazionali.» Non ci sono dubbi, su cosa significhi questa pomposa formulazione: le due maggiori potenze autoritarie si coordinano contro l’Occidente democratico, per imporre il loro modello di vita, di Stato e di società. Russia e Cina non sono unite su tutto, ma su un punto sì: la volontà di modificare a fondo gli assetti mondiali e di costruire zone di influenza, per controllare le azioni degli Stati che si trovano in tali zone, limitando la loro libertà e sovranità. Ciò deve servire a imporre, un passo dopo l’altro, la presunta superiorità dei regimi dittatoriali su quelli democratici, della società chiusa orientale sulla società aperta occidentale.
Due fatti concreti: la Russia sta ammassando da mesi truppe ingenti ai confini con l’Ucraina, controlla già la Bielorussia e ha dimostrato che può intervenire a piacimento in Kazakhstan. La Cina ha soffocato le ultime libertà di Hong Kong e alza sempre più i toni contro Taiwan, minacciandola di invasione e annessione. Intanto, continua massicce attività di rafforzamento strategico nel Mar cinese meridionale, con preoccupazione degli Stati circonvicini.
Per il momento, si può solo osservare con imbarazzo che Russia e Cina agiscono da anni all’attacco, sul piano diplomatico e dei dispiegamenti militari. L’Occidente, da qualche settimana, sembra aver capito il pericolo, meglio tardi che mai. Almeno sinora, però, agisce in difensiva, con debolezze e divisioni interne.