Le ultime risposte sul caso Battisti, per chiarire la situazione in base ai fatti. Persiste la tendenza a difendere le condotte del cittadino italiano più volte condannato e fuggito. La vicenda è complessa, ma se si analizzano i fatti e i documenti, l’epilogo della storia è tutt’altro che difficile da spiegare. In Italia, il rientro di Battisti è stato un’occasione di propaganda: non sarebbe dovuto accadere.
Non scriverò altro su Cesare Battisti, per il senso di vergogna che suscitano i tanti che continuano a difenderlo, disposti a perdere ogni amor proprio in pubblico pur di sostenere tesi meramente ideologiche, in totale falsa coscienza. Dopo l’articolo già uscito nei giorni scorsi (>qui), rispondo ora ad alcune domande ricorrenti, per chiarire il caso in base ai documenti e alla situazione di fatto e di diritto. Per quanto mi riguarda, non farò ulteriori considerazioni sull’argomento. «Quando uno ha ucciso, non serve fare dibattiti» [cit.: uno dei poliziotti che hanno arrestato Battisti in Bolivia, intervistato dal quotidiano italiano Il Corriere della sera].
L’estradizione: sì, no, perché…
«Battisti è cittadino brasiliano, non poteva essere estradato» – No, Battisti non ha la cittadinanza brasiliana. Neppure il Brasile gli ha dato la cittadinanza, a causa del suo curriculum penale. La Francia glie l’aveva concessa, ma poi l’ha revocata in extremis. Battisti è stato in Brasile prima clandestinamente, poi variamente tollerato dalle autorità, infine legittimato dalla concessione dell’asilo politico da parte del presidente Luiz Inácio «Lula» da Silva. La presidenza Lula in Brasile ha avuto dei meriti, ma non ha saputo prendere una posizione netta sulla legalità (non solo sul caso Battisti).
«I reati commessi da Battisti sono caduti in prescrizione, perciò non doveva essere estradato» – No. Sono caduti in prescrizione alcuni reati da lui commessi, ma in Italia è stato condannato all’ergastolo e i reati che prevedono questa pena, nell’ordinamento italiano, non sono soggetti a prescrizione.
«In Brasile l’ergastolo non esiste; in Brasile Battisti era sposato con un figlio; in Brasile qui e in Brasile là… perciò non doveva essere estradato» – Qualunque legge viga in Brasile non rileva, perché Battisti è stato arrestato in Bolivia, perciò agli effetti dell’estradizione valgono le leggi della Bolivia e le convenzioni internazionali rispettive. Per inciso, il Tribunale supremo brasiliano ha comunque già statuito che l‘essere coniugato e padre non è ostacolo all‘estradizione.
L’influenza della politica sulla giustizia
«Il nuovo presidente del Brasile ha cambiato le cose, la politica non dovrebbe condizionare la giustizia» – Nel caso dell’estradizione invece sì, perché la decisione di estradizione è bicefala: è data da una funzione politica su consultazione con una funzione giudiziaria, ovunque, ed è giusto così. Lo Stato interviene sempre con una decisione politica, quando un procedimento giudiziario tocca aspetti internazionali, a tutela da possibili abusi. In Svizzera interviene l’Ufficio federale di giustizia, in Italia il Ministero della giustizia, in Brasile il Presidente della Repubblica, in quanto capo del Governo (il Brasile è una repubblica presidenziale). Il Presidente della Repubblica ha potere discrezionale sulla consegna del reo, sentito il Tribunale supremo federale. E’ particolarmente interessante la sentenza del Tribunale che ha risolto il conflitto di competenza tra le due funzioni nel 2009, proprio sul caso Battisti. Se ne trovano facilmente dettagliate analisi sui siti giuridici brasiliani.
Ciò comporta, in conseguenza, che un presidente può anche cambiare tale decisione, secondo criteri politici di convenienza e opportunità («segundo critérios políticos de conveniência e oportunidade») e senza limiti di tempo, come ha detto testualmente l’Avvocatura generale dello Stato brasiliano ancora durante la presidenza Temer, predecessore di Bolsonaro, che stava già valutando di modificare la decisione di Lula e consegnare Battisti all’Italia. Bolsonaro si è preso il merito dell’estradizione di Battisti, ma la questione era già aperta sotto Temer, tenendo anche conto che Battisti ha richiamato l’attenzione delle autorità brasiliane quando è stato arrestato per illeciti valutari, nel 2017, ma anche per le irregolarità emerse nei documenti presentati per il suo matrimonio. Il fatto stesso che Bolsonaro abbia vinto le elezioni ha fatto capire a Battisti che la sua estradizione dal Brasile non sarebbe più stata fermata dalla presidenza della Repubblica. Perciò è fuggito in Bolivia, sperando di trovare asilo in nome dell’orientamento politico del governo boliviano. Ha fatto male i conti con la Bolivia, che, giustamente, non ha visto ragioni per concedergli l’asilo politico. E’ stato estradato, inoltre, secondo le norme boliviane, più severe.
Altre considerazioni
«L’estradizione non deve essere concessa per reati politici» – Questo è un principio sacrosanto, per proteggere le vittime di reati d’opinione. Cesare Battisti, però, non è stato condannato in Italia per le sue idee politiche, ma perché ha commesso reati gravissimi. Che li abbia commessi per realizzare un suo delirante progetto politico non ne fa un condannato per reati d’opinione.
«La vicenda Battisti è difficile, si può far credere tutto ciò che si vuole» – No. La vicenda Battisti è complessa ma non è difficile. Cesare Battisti ha commesso reati diversi in tempi diversi e diverse giurisdizioni, ma se si distinguono i fatti essenziali da quelli periferici, se si conoscono i meccanismi dell’estradizione e dell’asilo e se si è informati sui principi del diritto penale, l’epilogo della sua storia è tutt’altro che difficile da spiegare. Inoltre, se si parla il portoghese, si può facilmente accedere via Internet alle fonti del diritto brasiliane, leggere le sentenze e i commenti dei giuristi e rendersi conto di come sono andate le cose, a patto di avere la preparazione necessaria.
In Italia, il rientro e l’incarcerazione di Cesare Battisti sono diventati un’occasione di propaganda politica. Ciò non sarebbe dovuto accadere, per due diversi motivi. La consegna di Battisti all’Italia era un procedimento che in Brasile veniva valutato da tempo, sebbene l’attuale esecutivo italiano se ne prenda oggi il merito esclusivo. D’altra parte, diffondere a fini di propaganda le immagini di una persona catturata e incarcerata è una condotta inadeguata, anche nei confronti del peggiore dei criminali, a maggior ragione se attuata da persone che rivestono una funzione pubblica.