Rispetto agli sviluppi internazionali più recenti concorrono posizioni provenienti da campi opposti e riferite a fatti diversi, ma più simili di quanto sembri. Si possono sintetizzare in due motti: (1) «No alle armi, sì alla spesa sociale» e (2) «I dazi USA non sono un problema.» Queste posture sono presenti anche altrove, ma in Italia sono più estreme.
La contraddizione del motto (1) non è solo nella banale osservazione che in un Paese vittima di un attacco su larga scala non è possibile (può essere persino inutile) erogare servizi sociali. Il punto è che lo Stato, poiché detiene il monopolio dell’uso della forza, è l’unico titolato a difendere sé stesso e la cittadinanza da minacce interne ed esterne. Lo Stato nasce, nella Storia, con questo compito. La socialità pubblica è nata più tardi e può essere affidata anche a soggetti diversi. E’ difficile accettare che non si trovi denaro per i servizi sociali, ma per le armi sì: eppure, mentre lo Stato può essere sostituito nella socialità, non può esserlo nella difesa e deve perciò provvedervi senza meno.
Quanto al motto (2), il dibattito sui nuovi dazi USA sottovaluta, a mio giudizio, il loro potenziale di ricatto. Il governo USA favorirà sui dazi i governi di Stati di orientamento analogo al proprio. A partire dal discorso di JD Vance a Monaco, con il riferimento diretto alle elezioni in Romania, gli USA non fanno mistero di usare ogni mezzo. L’esenzione dai dazi assicurata alla Russia, giustificata con una spiegazione credibile solo per gli allocchi, parla da sé. I dazi, in verità, sono uno strumento di guerra ibrida degli USA per sovvertire alleanze e obbligazioni internazionali esistenti.
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I dirigenti europei che pronunciano i motti sopra detti sembrano considerare le due questioni come scelte di campo transeunte, da interpretare secondo convenienze di breve termine. Non percepiscono il potenziale distruttivo di entrambe, poiché tutti mancano dei necessari requisiti soggettivi.
Se alla mancanza di competenza tecnica si può ovviare, l’incapacità di percepire la dimensione epocale delle due sfide è un’insufficienza congenita difficile da colmare.