L’incontro a Kyjiv tra Ucraina, Francia, Germania, Polonia e Regno unito è una svolta sul capitolo della guerra. L’immagine dei cinque dirigenti che chiamano Donald Trump, ancora sbadigliante per via del fuso orario, con il cellulare di Macron in viva voce, e la risposta di Trump, indicano che:
a) Con la salita al cancellierato di Friedrich Merz, il triangolo di Weimar (Francia, Germania, Polonia) e il Regno unito agiscono uniti sulla questione ucraina e possono farlo anche su altri capitoli;
b) L’amministrazione Scholz si muoveva solo a seguito delle decisioni degli USA, ma sabato è stato Trump, ad accodarsi agli europei.
Putin ha risposto alla richiesta di cessate il fuoco offrendo di riprendere il negoziato «senza condizioni» a Istanbul. In realtà le condizioni esistono. I colloqui di Istanbul del 2022 si erano interrotti perché la Russia pretendeva la riduzione dell’Ucraina a Stato neutro e demilitarizzato, privo di sovranità sostanziale. Nulla suggerisce che la Russia abbia mutato posizione.
A conferma di ciò, venerdì notte Putin ha detto di voler incontrare Zelensky per eliminare le «cause radicali» del conflitto. Putin usa queste due parole («коренные причины»), sempre uguali, per indicare le richieste contenute in un documento che pubblicò a fine 2021, in cui chiedeva la smilitarizzazione e neutralizzazione dei Paesi dal Mare del nord al Mar nero.
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Questa richiesta è inaccettabile, poiché: a) non è la Russia a decidere a quali alleanze si uniscono altri Stati; b) i Paesi in questione resterebbero indifesi rispetto alle pretese russe; c) una tale zona demilitarizzata sarebbe un’autostrada per la Russia, verso l’aggressione contro il resto d’Europa. Che la Russia, date le condizioni favorevoli, proseguirebbe la marcia verso ovest, non è un’ipotesi ma una certezza.
Putin non ha accettato formalmente il cessate il fuoco, ma può accettarlo anche di fatto: basta che ordini ai suoi di non sparare più. Se lo farà, Zelensky e Putin si incontreranno e si vedrà.
Se invece i russi continueranno a colpire, Zelensky non andrà a Istanbul, poiché: a) trattare con l’aggressore mentre l’aggressione continua è una contraddizione in termini; b) se i combattimenti proseguono, l’incontro non sarebbe che l’ennesimo espediente russo per guadagnare ciò di cui Putin ha più bisogno: tempo.