Nelle conseguenze di politica interna non voglio addentrarmi. Brevemente, l’eco internazionale suscitato dal referendum svoltosi ieri in Italia, il cui risultato non è giunto inaspettato. Dalla Francia alla Russia, dal Regno unito alla Germania le reazioni si sono succedute secondo un copione che corrisponde agli interessi degli attori globali intorno alla collocazione internazionale dell’Italia.
Il telegiornale di mezz’ora delle 8:00 del canale d’informazione francese France24 ha riferito stamattina quasi esclusivamente sul risultato del referendum italiano. Nel notiziario della rete tedesca N24 la notizia era al primo posto, seguita da un esaustivo commento. Nel canale ufficiale di informazione russo Rossia24 la notizia sul voto italiano era al secondo posto, ma solo a causa di un grave incidente della circolazione avvenuto in Siberia, nel quale sono decedute 12 persone tra le quali molti bambini.
Il sigillo internazionale al referendum italiano lo hanno dato le entusiastiche prese di posizione della signora Le Pen in Francia e di Nigel Farage in Inghilterra. Dopo la Brexit, l’esito del referendum italiano è un ulteriore passo verso un progressivo smontaggio dell’Unione europea e della zona euro. Tutte le forze politiche che potrebbero succedere a Matteo Renzi, ritiratosi ingloriosamente, appartengono all’area euroscettica e filorussa. Mosca ha investito fortemente su questo risultato e ora raccoglie i frutti, come ha già fatto dopo le elezioni delle settimane scorse in Moldova e in Bulgaria.
Dal punto di vista geopolitico, gli elettori italiani si sono espressi chiaramente a favore dell’autoritarismo e del nazionalismo di destra, anche quelli che, ieri sera, sfilavano su e giù per le strade di Roma sotto le bandiere rosse con falce e martello. Non ne hanno la più pallida idea e gioiscono, come se non avessero aspettato altro da chissà quanto. Questa mattina ho letto un paio di tweet di rimorso: «Se solo avessi saputo chi si sta appropriando adesso di questo risultato…» Come in Inghilterra dopo la Brexit, è possibile che simili infantili prese di posizione si moltiplicheranno. Non serve a nulla.
Gli italiani hanno girato un altro scambio, il binario porta sempre più chiaramente verso est: risorti dalle macerie e rivolti al futuro (Auferstanden aus Ruinen und der Zukunft zugewandt, prima strofa dell’inno nazionale della ex Germania est). | >Originale in lingua tedesca (traduzione italiana dell’autore)
G.M. says:
Purtroppo sapevamo che sarebbe successo, per quanto abbiamo sperato fino all’ultimo in una sorta di folgorazione sulla via della cabina elettorale. Sono un’italiana all’estero, vivo in Olanda, ma ho un’azienda in Italia e in Italia lavoro. La paura serpeggia già da qualche anno, e oggi per la prima volta ho davvero paura anch’io. Questa è la cosa che mi addolora di più: proprio due giorni fa ho seguito la presentazione del 50° rapporto Censis. La sensazione è che siamo divisi tra chi corre verso il precipizio con in mano il retino delle farfalle (o la bandiera rossa, a piacere), e chi si rende conto e si chiude nel guscio di paura che rende impossibile qualsiasi cosa. Oggi sono particolarmente sconfortata. Grazie per i suoi articoli, sono sempre cristallini.
Fausto says:
Sono totalmente in disaccordo. Per me quest’analisi significa una sola cosa: che i fili della politica interna italiana sono tirati da forze esterne. Questa non è una novità, né è esclusiva dell’Italia. Il fatto che uno dei burattinai sia l’Unione europea (a guida tedesca) non può legittimare tutto ciò che fa una forza europeista solo in quanto tale. Inoltre, chi vive all’estero non subisce sulla propria pelle le politiche del governo italiano. La paura di cui parla G.M. viene inculcata ad arte dai media proprio per far approvare «riforme»” in senso meno democratico. Che c’entrano le riforme renziane con l’Ue? Francamente mi sfugge, se non per permettere una guida sempre più dall’alto (già, tanto il popolo non ha sempre ragione, diciamo che per la borghesia non ce l’ha mai). L’Unione Europa che lei promuove (per altro dalla Svizzera, che ne è fuori) somiglierà sempre più all’Unione sovietica, che aveva il Soviet supremo a capo di tutto e gli altri consigli meri recettori.