USA-Iran: perché deve interessarci

Donne a Isfahan, Iran | © Majid Korang Beheshti
Donne a Isfahan, Iran | © Majid Korang Beheshti

Con la loro uscita all’accordo sul nucleare iraniano, gli USA stanno di fatto ricattando l’Europa. Settant’anni dopo la fine della seconda Guerra mondiale, Donald Trump cambia i parametri delle relazioni transatlantiche. Ci si può chiedere, non senza motivo, se in questa nuova situazione sia ancora ragionevole attendersi il rispetto degli principi fondanti della NATO.


 
Sul fatto che l’accordo con l’Iran abbia funzionato o no i commentatori sono divisi, ma affermano maggioritariamente che nel complesso l’accordo ha avuto effetti positivi sul controllo dello sviluppo di armi nucleari. Ci si attendeva che l’accordo portasse una svolta liberale nella politica iraniana, ma ciò non è accaduto. Tuttavia, l’uscita degli USA dal trattato è un duro colpo per le parti relativamente più progressiste della società iraniana, che sostengono l’accordo. Con il ritiro degli USA, Trump rafforza l’ala conservatrice che a Teheran si pronuncia contro ogni modernizzazione.

Con l’uscita dall’accordo nucleare, Trump afferma di voler limitare l’influenza crescente dell’Iran sulla Siria e con ciò rassicurare Israele. L’altro argomento di Trump per la denuncia dell’accordo è che l’Iran sostiene il terrorismo. Entrambe le tesi hanno poco a che fare con la questione nucleare. Il vero cavallo di Troia per l’ascesa dell’influenza dell’Iran in Siria è il regime di al-Asad. Se si vogliono sradicare le brame di potere dell’Iran sulla Siria bisogna far cadere al-Asad: a questo obiettivo, che Obama ancora perseguiva, gli Stati uniti di Trump hanno però esplicitamente rinunciato.

Che l’Iran sostenga il terrorismo in diverse forme è fuor di dubbio. Che Trump motivi la sua decisione con questo argomento, però, è fumo negli occhi. L’Arabia saudita e altri Stati del Golfo, con i quali Trump stesso ha rafforzato alleanze e ai quali fornisce generosamente armi e aiuti, fanno esattamente ciò che fa l’Iran, solo su fronti diversi del terrore. Se Trump esce dall’accordo perché l’Iran sostiene il terrorismo, deve lasciar perdere anche l’Arabia saudita e altri Paesi satelliti della regione.

Per quali motivi allora Trump ha denunciato l’accordo? I motivi sono molti, per quanto si capiscano le sue errabonde decisioni. Motivi di politica interna: ha promesso di farlo, e si è già visto che Trump mantiene le promesse elettorali, indipendentemente dal fatto che siano sensate o no. Per motivi geopolitici: gli USA di Trump riprendono pari pari gli argomenti di Israele e sono diventati di fatto, da padroni che erano, i cani al guinzaglio dello Stato ebraico. Per quanto riguarda il Medio oriente, sembra che Jared Kushner (il marito della figlia di Trump, Ivanka, ebreo ortodosso), il giovane principe ereditario dell’Arabia saudita Mohammad Bin Salman (stretto amico di Kushner) e il Primo ministro di Israele Netanyahu abbiano più influenza sulla politica estera USA di Trump stesso.

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E’ dalle motivazioni economiche della decisione, però, che sembra nascere il vero bubbone che sta dilagando sulla linea di confine tra Europa e Stati uniti. Dalla cancellazione delle sanzioni con l‘Iran hanno colto più vantaggi le imprese europee che quelle statunitensi. Cosa ci sarà scritto nelle nuove sanzioni USA contro l’Iran non è ancora del tutto chiaro, ma si prospetta una situazione in cui le imprese europee che in quel Paese hanno fatto investimeni e progetti, dopo la revoca delle sanzioni, dovranno ora decidere se continuare le loro attività in Iran oppure rinunciare agli Stati Uniti come mercato di esportazione e luogo di insediamento delle loro filiali.

In questo nuovo contesto, l’amministrazione USA di Donal Trump sta di fatto ricattando l’Europa. Presi singolarmente, i Paesi europei non sono in grado di obiettare alcunché contro queste decisioni unilaterali statunitensi. Solo un’Europa unita potrebbe ancora fare qualcosa per opporsi. Dietro a quale tamburo si deve marciare lo ha detto qualche giorno fa il nuovo ambasciatore USA in Germania: al di là di ogni prudenza diplomatica, si è rivolto direttamente via Twitter agli imprenditori tedeschi e li ha invitati a tralasciare le loro attività in Iran.

Questa situazione – come se non bastasse l’inopportunità economica e diplomatica – cambia i parametri delle relazioni transatlantiche. Le conseguenze giuridiche e politiche superano ampiamente il valore economico (comunque non insignificante) degli scambi con l’Iran. Già a febbraio, durante la Conferenza di Monaco sulla sicurezza, si era osservato che le rassicurazioni della nuova amministrazione USA sull’amicizia fra Stati uniti ed Europa e sull’Alleanza atlantica odoravano sempre più chiaramente di ipocrisia. Con l’uscita dall’accordo con l’Iran e le sue conseguenze, Trump crea un contesto in cui, a 70 anni dalla fine della seconda Guerra mondiale, gli Stati uniti di fatto agiscono come oppositori dell’Europa, non più come alleati.

Ci si può chiedere, non senza motivo, se abbia ancora senso, in caso di aggressione armata, sperare nel principio dell’autodifesa collettiva secondo l’art. 5 del Trattato NATO. Ha senso attendersi aiuto militare da un alleato che diventa politicamente ipocrita ed economicamente rivale?

Nel discorso con cui ha annunciato il ritiro degli USA dall’accordo con l’Iran, Trump ha nuovamente dato l’impressione di leggere un testo che non capisce sino in fondo. Ha mostrato una visione del mondo quanto meno imprecisa, se non del tutto confusa. Gli Stati uniti agiscono ormai senza alcuna considerazione, su tutti i fronti internazionali: le conseguenze delle decisioni che prendono sembrano non interessare, a Trump e ai suoi scherani. Una mancanza di considerazione che non pare nascere da una strategia, ma da inconsapevolezza e da prevenzione ideologica.

Dal punto di vista del diritto internazionale, con l’uscita degli USA dall’accordo nucleare con l’Iran non perdono credibilità solo gli USA stessi. Cosa significa ancora tutto il complesso di trattati internazionali, se l’unica grande potenza li denuncia o non li rispetta? Il problema si era già posto con l’accordo ecologico di Parigi, si poi è aggravato con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e ora si accresce ulteriormente con l’uscita dall’accordo con l’Iran. Si porrà di nuovo in vista delle prossime trattative con la Corea del Nord. Ed è un problema molto serio.

>Originale in lingua tedesca (traduzione italiana dell’autore)

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

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