Il 29 marzo si è svolto a Istanbul un nuovo negoziato tra Russia e Ucraina. Il capo negoziatore russo ha affermato che la Russia non si opporrà all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea. L’Ucraina rinuncia alla NATO. La Russia allenta i combattimenti nelle zone di Kyiv e Černihiv. Resta aperta la questione territoriale: la disputa deve chiudersi con il ritorno alle frontiere ucraine del 1991.
Ho parlato dei nuovi negoziati a «Zapping» (Radio1 RAI) poco dopo la conclusione dei colloqui (>qui). Gli esiti devono essere discussi dai governi, ma le dichiarazioni dei negoziatori permettono di capire gli elementi in discussione.
1. Il capo negoziatore russo Vladimir Medinskij ha affermato che la Russia non si opporrà all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea. I dissensi tra Russia e Ucraina, cominciati nel 2013/14 e culminati nella guerra di oggi, sono sorti proprio dalla volontà degli ucraini di aderire all’Ue. Se la dichiarazione di Medinskij sarà confermata nei fatti, significa un arretramento fondamentale della Russia dalle sue posizioni.
2. L’Ucraina rinuncia alla NATO («statuto di neutralità»). La possibile adesione e la presenza di basi NATO in Ucraina erano oggetti irrealistici e non attuali, ingigantiti dalla propaganda russa per giustificare la guerra. Lo «statuto di neutralità» dell’Ucraina diventa così l’argomento con cui Putin può vantare di aver ottenuto un risultato, anche se per l’Ucraina tale esito è sostanzialmente ininfluente (spiego più a fondo >qui).
3. In cambio della rinuncia alla NATO, l’Ucraina chiede garanzie internazionali di sicurezza, formulate come obbligo concreto di difesa reciproca, a differenza dei generici impegni dell’inutile Memorandum di Budapest (1994). Gli Stati garanti non sono ancora definiti. Se questa linea passerà, l’Ucraina ci guadagna: rinuncia alla prospettiva incerta di adesione NATO, ma ottiene una garanzia concreta di difesa comune, pur se da un numero minore di Stati. Aderendo all’Ue, l’Ucraina beneficia poi delle garanzie di assistenza dell’art. 42.7 del Trattato sull’Unione europea [rettifico: non dal Trattato sul funzionamento dell’Ue, come cito in radio] in caso di aggressione armata.
4. La Russia allenta i combattimenti nelle zone di Kyiv e Černihiv. Non è un sacrificio per la Russia. Da settimane, sul fronte nord le truppe russe non riescono ad avanzare, anzi perdono terreno. La Russia si sfila da un teatro scomodo, presentando l’arretramento come una concessione. Tutto dovrà ora verificarsi nei fatti.
5. Resta aperta la questione territoriale: la disputa deve chiudersi con il ritorno alle frontiere ucraine prima dell’invasione russa del 2014 (1991). L’Ucraina propone un termine di 15 anni per discutere lo statuto della Crimea e negoziati separati per il Donbass. La Russia non si è ancora pronunciata sul punto. La questione russo-ucraina non potrà dirsi chiusa fin quando non sarà sciolto questo nodo. La soluzione dovrà essere accettabile sia per le parti sia per la comunità internazionale, poiché incide sul principio di non uso della forza (Carta ONU art. 2.4, ne parlo più in dettaglio >qui). Su questo punto sono prevedibili difficoltà.
L’avanzamento nei negoziati è dovuto a sostanziali rinunce da parte di Mosca. La causa è da attribuire all’insuccesso delle operazioni militari russe e all’azione delle sanzioni economiche. Per il regime di Putin s’impone una strategia d’uscita.