Cesare Battisti: era diritto d’asilo?

Carcere | © Emiliano Bar
Carcere | © Emiliano Bar

Due casi che ruotano su un unico istituto giuridico: l’asilo politico. Il Canada è stato disponibile a mettere in discussione le proprie relazioni con l’Arabia saudita, per non cedere su un principio di umanità. Abusare dell’asilo per offrire riparo a chi si macchia di delitti efferati, al contrario, svuota il senso di questo strumento di protezione della dignità umana. 


Due casi apparentemente lontani sono accomunati da un elemento che ci insegna molte cose, attuali per tutti.

Una giovane cittadina dell’Arabia saudita riesce a sfuggire al controllo della famiglia. Vuole abbandonare il suo Paese e la sua religione, ma ciò non le è possibile per le costrizioni pubbliche e private a cui sono soggette le donne in quello Stato. Dopo lunghe peripezie e azioni di protesta, la sua storia diventa pubblica e il Canada le offre asilo. Per questo caso, il Canada aggrava una crisi diplomatica già in corso con l’Arabia saudita, sempre per una questione di libertà fondamentali.

Sull’altro fronte, un terrorista italiano condannato al carcere nel suo Paese ha trovato rifugio in Brasile, dove da anni vive indisturbato.

Le reiterate richieste dell’Italia di ottenere la consegna del terrorista cadono nel vuoto, sin quando un cambio di orientamento politico del Paese fa crollare le certezze dell’interessato. Questi prima si dà alla macchia e poi si reca in Bolivia, dove spera di ottenere nuovamente asilo, ma viene catturato e riportato in Italia, dove ora sconterà la pena.

Entrambi i casi ruotano su un unico istituto del diritto internazionale: l’asilo politico. Questo istituto permette a un cittadino di ottenere protezione da uno Stato straniero, se nel proprio è esposto a persecuzione per le idee politiche, la religione, la razza o l’appartenenza a determinati gruppi sociali. La vicenda della giovane saudita è un brillante caso di scuola: perseguitata perché donna e perché desiderosa di abbandonare la religione imposta nel suo Paese, la ragazza trova protezione in un Paese estero, dove non corre rischi per le proprie libertà fondamentali. A questa considerazione se ne aggiunge un’altra: il Canada ha dato un esempio di come uno Stato sia disposto a mettere in discussione addirittura le proprie relazioni diplomatiche, pur di non cedere su un principio di umanità. Non così hanno fatto gli Stati uniti, che intrattengono invece strette relazioni con l’Arabia saudita e hanno rapidamente archiviato, dopo qualche condanna formale, persino il clamoroso il caso del giornalista oppositore ucciso barbaramente nel consolato saudita a Istanbul. Gli USA, inoltre, si sono ben guardati dall’offrire protezione alla giovane saudita, come molti altri Stati, non intenzionati a guastare i loro rapporti con la monarchia petrolifera del Golfo.

Cesare Battisti ha ricevuto l’asilo politico dal Brasile nel 2009, poiché, a dire delle autorità brasiliane, l’italiano avrebbe sofferto di persecuzione nel suo Paese in conseguenza delle sue idee politiche. L’istituto dell’asilo, in questo caso, è stato chiaramente distorto, se si considera che Battisti ha «espresso le sue idee politiche» dedicandosi a perpetrare attentati e ogni illegalità che ritenesse funzionale all’attuazione del suo credo ideologico. In passato, la stessa distorsione dell’asilo era avvenuta in Europa, in particolare in Francia, dove numerosi terroristi italiani avevano ottenuto protezione o tolleranza.

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Il diritto d’asilo ha una lunga tradizione storica: la Convenzione delle Nazioni unite che ne ha codificato i presupposti è del 1951, ma è solo l’attuazione moderna di un principio secolare: chi fugge perché perseguitato a causa delle proprie idee, dell’etnia o della religione deve essere protetto. Abusare di questo principio per offrire riparo a chi si è macchiato di delitti efferati non ha nulla a che vedere con la ratio dell’asilo. E’ uno dei tanti mali che sorgono quando il diritto viene distorto da una lettura politica, quale essa sia.

E’ necessario ricordare queste cose, purtroppo: ancora in queste ore, c’è chi si pronuncia in difesa di Cesare Battisti e si chiede che senso abbia incarcerarlo. Lo Stato di diritto non impedisce di esprimere il proprio pensiero politico, ma sanziona le violazioni di legge con una pena proporzionale alla gravità della violazione: affermare che crudeli attentati non dovrebbero essere puniti perché libera espressione di pensiero, e utilizzare l’asilo per sottrarre un reo alla pena, è un nonsenso che può essere partorito solo con un’interpretazione deviata dalla peggior falsa coscienza.

Allo stesso modo, come hanno dimostrato le autorità del Canada, grazie all’asilo lo Stato di diritto tutela efficacemente chi è esposto a persecuzione nelle proprie libertà fondamentali. Due casi esemplari, su due fronti opposti, che ci insegnano come la falsa applicazione possa trasformare uno stesso principio da nobile strumento di difesa della dignità umana in pretesto di per l’attuazione delle più bieche ideologie che la Storia abbia prodotto, svuotandolo di significato.

Un insegnamento utile a maggior ragione di fronte ai crescenti flussi migratori che utilizzano il diritto d’asilo come grimaldello per entrare in Europa e cercarvi in realtà opportunità economiche, altra forma di abuso che indebolisce e svuota di significato questo istituto anche agli occhi delle popolazioni.

Le risposte ad alcune delle domande più ricorrenti sul caso Battisti si trovano (>qui).

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

Commenti

  1. F. Verti ha detto:

    Buongiorno, mi permetterei di aggiungere che l’accoglienza di terroristi «politici» italiani da parte di alcuni stati esteri rientra in una strategia atta a placare le tensioni che in quegli anni c’erano in Italia. Oggi ci sembrano così sbagliate e incoerenti, ma probabilmente faceva comodo anche all’Italia una soluzione di questo tipo, visto le commistioni più volte emerse con i servizi segreti «deviati.» Processi con falsi testimoni costruiti su misura sono stati una realtà (vedi ad esempio la strage di Brescia). Per cui è ovvio che in un clima e in una situazione del genere tutto diventa relativo e la paura che molte stragi e attentati avessero potuto rilevare scomode verità, ha contribuito a creare un’immunità politica che faceva comodo a molti.

    • Luca Lovisolo ha detto:

      Sono convinto anch’io che ci fossero interessi incrociati, ma sono personalmente poco propenso a indulgere nelle dietrologie, poiché finiscono prima o poi col confondere gli eventi in un unico calderone e spesso col colorarsi di giustificazionismo. I fatti restano ben distinti: le deviazioni dei servizi segreti; il terrorismo e le successive vicende giudiziarie; la questione dell’asilo politico all’estero. Pur accettando che facevano parte di un solo contesto storico e sociale, non bisogna perdere la consapevolezza che si tratta di fatti da considerare, storicamente e giudizialmente, ciascuno per ciò che sono stati. Cordiali saluti.

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Con le mie analisi e i miei corsi accompagno a comprendere l'attualità globale chi vive e lavora in contesti internazionali.

Tengo corsi di traduzione giuridica rivolti a chi traduce, da o verso la lingua italiana, i testi legali utilizzati nelle relazioni internazionali fra persone, imprese e organi di giustizia.

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