Ridere per non piangere: memorie brevi

Luca Lovisolo racconta sei storie di imprese che esplorano il mondo

Cosa succede dietro le quinte, quando gli imprenditori vanno alla scoperta del mercato internazionale e si confrontano con altre culture.

Sul filo dell’ironia, questo libro racconta sei storie vere che fotografano la realtà di molte piccole imprese ai primi passi sul mercato internazionale. Racconti tratti dall’esperienza dell’autore, che svelano cosa succede quando un’impresa esplora un nuovo mercato, ma l’imprenditore non è pronto ad affrontare il mondo globalizzato.

Storie di imprenditori all'estero, tra il serio e il faceto
di Luca Lovisolo | 83 pagine 14×21.5 | Archomai, 2011 | ISBN: 978-88-906130-1-2

EUR 12,00

I libri Archomai sono in vendita su Amazon. Non vengono forniti alle librerie. Sono pubblicati esclusivamente in formato cartaceo.

Sei storie emblematiche per sorridere e riflettere su tante occasioni perdute

Una piccola verità diversa sul mondo delle imprese che si affacciano al mercato internazionale

«Ho accompagnato per anni aziende di ogni genere in trasferte all’estero, come traduttore e consulente. Volevo raccontare qualcosa di quel periodo indimenticabile, ma mancava l’idea giusta. Alla fine ho scelto il racconto leggero, l’ironia, per mostrare in trasparenza virtù e debolezze dei protagonisti.» – (Luca Lovisolo)
I notiziari descrivono le imprese come un sistema moderno e aperto al mondo: un quadro che non corrisponde sempre alla realtà. Questo libro prova a raccontare sorridendo un problema serio: la distanza della piccola e media impresa, vero nerbo dell’economia dell’Italia e di molti altri Paesi europei, dall’evoluzione del mercato internazionale.

Le sicurezze di tanti dirigenti d’azienda si sciolgono come neve al sole, appena escono dal loro confortevole ambiente nazionale. L’industria italiana perde grandi occasioni, a causa dell’immaturità di una classe di imprenditori rimasti artigiani, ma non nel senso nobile di questo termine. Le eccezioni esistono, ma non bastano a costruire un sistema efficiente e moderno. Nessun provvedimento governativo riuscirà a incentivare la crescita economica, se gli imprenditori non hanno le basi culturali per cogliere le opportunità della globalizzazione.

Dalle avventure di tanti esportatori dalle belle speranze possono nascere grandi successi, piccole tragedie o commedie esilaranti. Ne sono esempio i sei racconti che formano questo libro: dal responsabile commerciale che fatica a raggiungere la Svizzera in automobile alla dirigente sempre sopra le righe, sino a un’avventura nella gelida Ungheria postcomunista per tentare la vendita di un tornio rigenerato.

Una rassegna di personaggi caratteristici e di situazioni vissute a fianco di imprese e imprenditori. Rivela l’atteggiamento di una parte non insignificante di imprese, di fronte alla sfida senza appello della modernità.
Com’è nato «Ridere per non piangere?» E’ nato come libro quasi… «fuori collana.» Certamente non affronta massimi sistemi. E’ una raccolta di miei ricordi, degli anni in cui ho lavorato come consulente per imprese in cerca di nuovi mercati esteri. Quando ho lasciato quel lavoro per occuparmi di ricerca e di formazione, ho pensato di raccogliere in un libro alcune storie vissute insieme ai miei clienti. Alcune sono piuttosto divertenti, spesso nascevano situazioni alquanto comiche. Testimoniano a modo loro una mentalità del fare impresa che forse nei prossimi anni sarà superata, ma che oggi è ancora ben presente, con tutte le sue sbavature, ma anche con i suoi successi, bisogna riconoscerlo.

Quali sono gli obiettivi del libro? Oltre a essere una piccola memoria personale che condivido volentieri con i lettori, «Ridere per non piangere» è un modo per guardare dietro le quinte della professione di chi accompagna le imprese all’estero, in ruoli diversi. Può capitare di lavorare come traduttore o interprete, per rendere possibile una trattativa commerciale tra imprese che parlano lingue diverse, ma anche di intervenire più a fondo come consulente. A volte ci si deve improvvisare in ruoli e situazioni inaspettate, per risolvere problemi imprevisti. Chi fa da mediatore, in quei momenti, deve trovare l’idea giusta, per far sì che tutto continui a funzionare.

A quali modelli si ispira, «Ridere per non piangere?» E’ una lettura leggera. Una raccolta di memorie, un seguito di piccoli racconti con alcune componenti di ricordi di viaggio, di personaggi caratteristici e situazioni insolite. Lavorando a fianco delle imprese, ho avuto l’opportunità di viaggiare in Paesi non usuali o in epoche storiche particolari, ad esempio nell’Europa dell’est subito dopo la caduta del Muro di Berlino.

A quale lettore si rivolge questo libro? Il lettore di «Ridere per non piangere» vuole passare qualche ora leggendo dei racconti brevi, sorridendo un po’, ma riflettendo anche su alcuni aspetti meno divertenti. Le insufficienze di molti responsabili di impresa, imprenditori, export manager, rappresentano un limite per un’intera economia. In una realtà globalizzata come quella di oggi, se l’imprenditore, anche il più piccolo, non ha la base culturale per dialogare con partner stranieri, perde delle opportunità che sono perse per tutti, non soltanto per la sua attività.

Com’è stato accolto il libro dai lettori? Mi ha fatto piacere che alcuni lettori abbiano osservato che attraverso questi racconti si guarda dietro le quinte di un’attività della quale non si parla mai molto: quella dei tanti traduttori, consulenti e persone che si adoperano in molte forme per far dialogare le imprese appartenenti a culture diverse. Hanno suscitato molta curiosità anche i caratteri, i personaggi particolari che emergono dai racconti, tutti rigorosamente autentici.

Quale lavoro c’è stato, alla base di «Ridere per non piangere?» Un lavoro di… ricostruzione della memoria e di sintesi in forma scritta di episodi sparsi, che mi erano rimasti impressi per la loro particolarità. Per diventare un libro, dovevano essere contestualizzati, rinfrescati, resi accessibili a un lettore che non conosce gli ambienti dei quali scrivo. I fatti dovevano essere raccontati con fedeltà, poiché tutte le storie sono vere. Allo stesso tempo, bisognava alterare nomi e situazioni per non renderli riconoscibili, ma senza che perdessero di autenticità.

Cos’è emerso, durante la scrittura de «Ridere per non piangere?» Credo che il libro apra, a modo suo, una piccola finestra su un mondo particolare. Quando si leggono i giornali, si ha l’impressione che l’industria sia proiettata verso grandi successi internazionali, che si muova con grande organizzazione. Io stesso, prima di iniziare l’attività di consulenza, pensavo che i contatti internazionali delle imprese poggiassero su strutture solide, grande consapevolezza e certezza degli obiettivi. Entrando in quel mondo, ho scoperto che molto è affidato all’improvvisazione, alla capacità dei singoli, alla chimica personale che si instaura tra i protagonisti. Questo, in fondo, è l’elemento che emerge dai racconti di «Ridere per non piangere.»

Le opinioni dei lettori

«Buonasera Luca, sto divorando il suo ‘Ridere per non piangere’: esilarante! Un saluto cordiale.»

Lettore verificato

«[L’autore] non scivola mai sugli insidiosi crinali del tono moralistico o della deformazione grottesca, ma sa rimanere sul godibilissimo filo di una controllata leggerezza di spirito.»

Lettore verificato

«Anche se molti la riterranno una sciocchezza, voglio sbilanciarmi e correre il rischio: leggendo queste sapidissime pagine ho risentito immediatamente il gusto scaturito dalla lettura de «La chiave a stella» di Primo Levi (lui pure torinese doc; pura coincidenza?). Generi diversi, ovviamente: un romanzo breve da una parte, sei veloci ed autonomi episodi dall’altra. Tuttavia, accanto all’ambientazione nel mondo del lavoro, c’è ad accomunarli – a sommesso giudizio di chi scrive – la felice combinazione tra la limpidezza stilistica della scrittura e la signorile ironia che la percorre […] capace di vivacizzare una materia apparentemente impermeabile alla rugiada del sorriso. E’ una galleria circoscritta, quella che ci viene proposta, ma il tipo umano che ne scaturisce è di plastica evidenza (e, purtroppo, rispondente al vero): è l’immagine dell’italiano come maestro del «pressappoco», del «potrei ma non voglio», con un forte quoziente di autostima ed uno bassissimo di umiltà, inguaribilmente individualista, capace magari del beau geste e del guizzo creativo ma spesso refrattario a quelle virtù che fanno la differenza tra le persone: competenza professionale e affidabilità umana. Si sorride, certo; ma il lettore attento ne ricaverà sicuramente motivo per qualche riflessione agrodolce (di cui sarà grato all’autore che l’ha così garbatamente stimolata).»

Lettore verificato

«Un interessante viaggio nella realtà della piccola media imprenditoria del nord Italia. Con sottile ironia e con una grande sensibilità nei confronti dei suoi protagonisti, espressione di un carattere comprensivo e indulgente, l’autore racconta le vicende di sei imprenditori italiani che con grande audacia e coraggio tentano di conquistare gli emergenti mercati all’estero (impresa assai avventurosa) e descrive con profonda conoscenza psicologica i tratti a volte assai bizzarri della loro personalità, facendo ricordare un’Italia come la conosciamo dai divertenti racconti di Guareschi: tanto fumo e schiamazzo e poco arrosto.»

Lettore verificato

«Ridere per non piangere: se non fosse per la serietà dell’autore direi che sono inventate tanta è la loro assurdità. Un paio d’ore di lettura, divertenti anche se, appunto, c’è di che piangere.»

Lettore verificato

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