Italia, mini-BOT: che cosa sta succedendo

La paventata introduzione dei mini-BOT in Italia: cos'è e le sue conseguenze
Italia | © Vincent Versluis

E’ importante comprendere cosa sta succedendo in Italia intorno ai mini-BOT. Non riguarda solo la Penisola. I mini-BOT hanno un precedente storico illuminante: la Storia non ci aiuta a predire il futuro, ma ci serve a capire da quali meccanismi nascono certe decisioni. Se i mini-BOT saranno realizzati, in un primo tempo gli italiani ne saranno entusiasti e voteranno con percentuali bulgare chi li ha inventati.


E’ importante comprendere bene cosa sta succedendo in Italia intorno ai cosiddetti mini-BOT, non riguarda solo la Penisola. Tutti i partiti italiani (anche le opposizioni) hanno votato una mozione che impegna il governo a rendere possibile il pagamento delle imprese che attendono soldi dallo Stato non in euro, ma in particolari titoli di Stato di piccolo taglio, detti per questo mini-BOT. Se l’idea sarà realizzata, le imprese riceveranno questi titoli al posto dei soldi e potranno utilizzarli a loro volta, per pagare sia le tasse sia i loro stessi fornitori, perché i mini-BOT saranno al portatore, come le banconote.

La Storia non si ripete mai uguale, perciò non ci aiuta a predire il futuro. Ci serve a capire da quali meccanismi nascono talune decisioni, però. I mini-BOT hanno un precedente storico illuminante: i Buoni tributari emessi dalla Germania, in particolare la serie del 1939. Insieme alle cosiddette Cambiali Mefo, i Buoni tributari furono uno strumento con cui la Germania, negli ultimi anni del governo von Papen e nei primi del governo Hitler, creò liquidità fittizia, per uscire dai postumi della crisi del 1929. Non si può riassumere qui la storia dei Buoni tributari, ma quelli del 1939 riposavano sulla stessa logica che anima oggi i progettati mini-BOT italiani.

Le imprese che fornivano allo Stato tedesco beni e servizi ricevevano in pagamento Buoni tributari (in alcuni casi erano obbligate ad accettare i pagamenti da enti pubblici solo in tale forma). Potevano poi detrarli dalle imposte, ma non subito: vi erano Buoni tributari non fruttiferi che potevano essere detratti dopo sei mesi, premiati con qualche piccolo sconto fiscale; altri invece rendevano il 4%, ma potevano essere detratti dalle tasse solo dopo tre anni. Se tutti i possessori di Buoni tributari ne avessero chiesto lo sconto subito, infatti, lo Stato tedesco sarebbe rimasto senza fondi: si calcolava però che l’economia, grazie all’azione del governo, sarebbe cresciuta così energicamente che tre anni dopo, invece, il denaro ci sarebbe stato. In attesa, i Buoni tributari potevano essere utilizzati per pagamenti tra privati, come qualunque banconota.

Lo Stato, in questo modo, si finanziava non creando ricchezza, ma ritardando il rimborso dei Buoni tributari ai cittadini possessori. Di fatto, stampava moneta non coperta da ricchezza reale, sotto forma non di banconote ma di buoni (cambiava la forma, non la sostanza). Proprio ciò che intende fare oggi l’Italia con i mini-BOT: i dettagli non sono ancora noti, ma il meccanismo è lo stesso. Provo a spiegare in modo semplice perché tutto ciò è molto negativo, non solo per l’Italia e non solo per ragioni economiche.

Siamo soliti pensare che il denaro che abbiamo in tasca, sommando il valore che leggiamo sulle monete, determini la nostra ricchezza. Non è, purtroppo, il caso. La moneta non è la ricchezza, ma solo il suo contenitore. Paragoniamo la ricchezza dello Stato a un litro di vino del valore di un euro (o di un franco o qualunque altra valuta). La moneta non è il vino, ma solo la bottiglia che lo contiene. Se lo Stato emette due monete da un euro, ma l’economia non cresce, ci saranno due bottiglie, ma sempre un litro di vino. Perciò, quelle monete recheranno la scritta «un euro,» ma in realtà varranno cinquanta centesimi: saranno due bottiglie piene a metà.

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Per questo motivo, la quantità di moneta messa in circolazione dalla Banca centrale viene attentamente dosata in base alla ricchezza del Paese (o della zona euro, nel caso della valuta comune europea), secondo una serie di precisi parametri. Se si stampano più soldi della ricchezza reale esistente, non si aumenta la ricchezza, ma si fa diminuire il valore del denaro, come le due bottiglie che restano mezze vuote perché c’è un solo litro di vino.

Quando Hitler stampò i Buoni tributari, ragionò allo stesso modo in cui ragiona oggi il governo italiano: io pago i debiti dello Stato verso le imprese stampando dei titoli (allora Buoni tributari, oggi mini-BOT). Questi titoli non corrispondono a ricchezza reale (sono bottiglie vuote), ma intanto creano moneta, denaro per i pagamenti. Poi dico ai cittadini che devono tenersi quei titoli per un certo tempo, senza chiederne il rimborso allo Stato, intanto possono usarli per pagarsi tra di loro. Grazie a questa iniezione di denaro e ad altre azioni, l’economia crescerà e produrrà tanto vino che basterà a riempire tutte le bottiglie vuote messe in circolazione, anzi di più, per pagare anche gli interessi.

Con questa e altre misure di finanza creativa, come si direbbe oggi, ma non solo, Hitler mise in atto il «miracolo economico» che gli permise di riassorbire la gran parte della disoccupazione tedesca, di riarmare l’esercito in barba al Trattato di Versailles e soprattutto di ottenere un consenso enorme fra la popolazione, che vide in lui un genio dell’economia pubblica. In un panorama di crisi europea generalizzata, la Germania aveva il vento in poppa! Persino i più scettici verso il suo regime si arresero e levarono il braccio nel saluto hitleriano, ricorda lo storico Sebastian Haffner, di fronte a un tale successo (è imbarazzante ricordarlo oggi, ma nazismo e fascismo furono sostenuti da maggioranze schiaccianti, fin quando non si sentirono gli effetti della guerra).

Il miracolo di Hitler non durò: le scadenze dei buoni furono spesso prolungate e alla fine la Germania perse la guerra. Circa 900 milioni di Buoni tributari ancora in circolazione, serviti anche per armare l’esercito, non vennero mai più rimborsati. Per l’Italia, fortunatamente, non si prevede l’entrata in guerra, ma le conseguenze sono potenzialmente gravissime per due motivi:

1. – E’ del tutto illusorio che l’immissione di mini-BOT nell’economia possa generare una crescita tale da permettere la copertura reale dei titoli (riempire le bottiglie). L’Italia ha noti problemi strutturali, di efficienza fiscale e di arretratezza delle imprese, tali da minimizzare o vanificare la ricaduta degli investimenti sulla crescita, in barba a ogni ottimismo keynesiano. Non ha senso immettere denaro in circolazione, se questo non si trasforma in opere perché la burocrazia rallenta le realizzazioni, i progetti si fermano nelle lotte di competenza tra uffici pubblici, i soldi finiscono nelle tasche di funzionari corrotti, le imprese non sono innovative, la produttività non è concorrenziale. Prima si risolvono questi problemi, poi si investe (se si hanno soldi veri).

2. – Le autorità monetarie europee non possono accettare che uno Stato della zona euro stampi valuta (banconote o mini-BOT non importa, è la stessa cosa) uscendo dai parametri stabiliti dalla Banca centrale europea, che è l’unico ente autorizzato a regolare la quantità di denaro circolante, in base ai fondamentali dell’economia della zona euro.

Se i mini-BOT saranno realizzati, in un primo tempo gli italiani si rallegreranno: le imprese riceveranno i pagamenti (in mini-BOT, bottiglie vuote), li spenderanno per investire, assumeranno personale e le cose sembreranno davvero andare meglio. Per effetto delle cause dette al punto 1., però, quando, alla scadenza dei mini-BOT, i cittadini chiederanno allo Stato di ricevere il corrispondente in denaro, è altissima la possibilità che non lo riceveranno, poiché l’economia non sarà cresciuta in proporzione per riempire di vino tutte le bottiglie messe in circolazione. Si vedranno offrire altri mini-BOT o si sentiranno dire che la scadenza è stata prorogata. Se i mini-BOT non avranno scadenza, come taluni ipotizzano, nulla cambia: prima o poi andranno comunque sostituiti con valuta reale.

Prima che si verifichi quel disastro, però, gli italiani sosterranno i governanti che hanno apparentemente risolto ogni problema inventando i mini-BOT e irrideranno tutti i precedenti per non aver saputo attuare una soluzione così semplice. Voteranno con percentuali bulgare chi ha coniato i mini-BOT, ed è per questo che, incredibilmente, persino uomini politici non disattenti all’economia e alle relazioni europee hanno approvato la mozione a favore di questa idiozia: non vogliono passare alla Storia come «quelli che erano contro i mini-BOT» e sperano di fermare il disastro sull’orlo del burrone. Le dichiarazioni di pentimento uscite a pasticcio ormai fatto non coprono la loro insipienza. Se fossi un analista di politica interna italiana, comincerei qui una tirata sull’irresponsabilità di tali politici, tutti. Per fortuna mi occupo di relazioni internazionali.

In conseguenza di quanto detto al punto 2., poi, se l’Italia proseguirà con il progetto dei mini-BOT, l’Unione europea sarà costretta a espellerla, poiché l’utilizzo di questo strumento non mette a rischio solo la Penisola, ma fa crollare la fiducia nella valuta europea nel suo complesso: se uno Stato della zona euro comincia a stampare moneta a volontà, fuori da ogni regola comune, quanto varrà ancora l’euro? Quanto saranno piene le bottiglie, per restare nel nostro esempio?

Roma otterrà così l’effetto che sta perseguendo ormai da un anno, dietro sempre più ipocrite rassicurazioni: far uscire l’Italia dall’Unione europea e dalla zona euro, per quanto possibile dandone la colpa all’Unione stessa («ci hanno cacciati loro!»), approfittando della scarsa attenzione della popolazione verso i meccanismi economici e dell’indifferenza dei cittadini per le tematiche internazionali. Uscita l’Italia dall’euro, come pagheranno, gli italiani? Con i mini-BOT, che saranno già in circolazione, finché non saranno stampate nuove lire, debolissime, perché la già precaria economia del Paese nel frattempo sarà allo sfascio. Quanto costerà un litro di benzina, se tutto ciò accadrà, nessuno lo dice.

Poiché un Paese delle dimensioni dell’Italia, particolarmente se gravato da un debito pubblico pesantissimo, fuori dall’Unione europea non avrà alcuna capacità di agire, finirà quasi automaticamente nelle braccia della Russia e della Cina. Con Mosca esistono già rapporti politici, personali ed economici ben consolidati. Con la Cina, la dichiarazione d’intenti per l’adesione al progetto della Via della seta, che l’Italia ha avuto molta fretta di firmare da sola, senza concertare la decisione con i partner europei, è un passo chiaro in quella direzione.

Molti italiani saranno felici di tutto ciò, almeno fin quando non si troveranno i cinesi che sversano olio esausto a tonnellate sulle spiagge della Calabria e non avranno gli oligarchi russi che comprano a cifre inarrivabili i terreni e le case delle regioni più attrattive del Belpaese, cacciandone a malo modo i nativi. Resta la speranza che la mozione approvata sui mini-BOT non venga concretamente attuata. Visto il clamoroso consenso elettorale che può generare nella prima fase, però, si tratta di una speranza del tutto simbolica.

E’ più concreta la possibilità che la Banca centrale europea, con argomenti persuasivi, distolga i fautori dei mini-BOT italiani dalle loro fantasie, invitandoli a tornare sui banchi di scuola. Anche su questo, però, con l’aria che tira, è meglio non farsi troppe illusioni.

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Il mio corso «Capire l'attualità internazionale» accompagna chi desidera comprendere meglio i fatti del mondo. Con il corso «Il diritto per tradurre» comunico le competenze giuridiche necessarie per tradurre testi legali da o verso la lingua italiana.

Commenti

  1. Marco ha detto:

    Grazie per l’ articolo, pero’ da quello che ho capito la situazione e’ piuttosto diversa. Ossia i famosi mini-bot non possono essere utilizzati come moneta, ossia verrebbero utilizzati solo dallo stato per pagare i debiti con i privati che inoltre liberamente possono scegliere di accettare o no. L’unico problema da tenere in conto e’ che questa soluzione farebbe aumentare il debito italiano di colpo.

    • Luca Lovisolo ha detto:

      In questi giorni sono circolate le ipotesi più diverse, tra cui quella che dice Lei. Se i mini-BOT non potessero essere utilizzati come moneta, non avrebbero senso, perché, come Lei stesso osserva, accrescerebbero il debito e non sarebbero altro che comuni titoli di Stato. Si potrebbe intervenire con gli strumenti esistenti. I dettagli dell’operazione non sono chiari, ma il meccanismo che ho descritto nell’articolo, ed è indicato anche da numerosi altri analisti, è l’unico che può spiegare l’emissione di mini-BOT, sebbene sia contrario agli interessi collettivi italiani, oltre che ai trattati europei. Per ottenere l’effetto voluto dai loro ideatori, i mini-BOT devono essere titoli al portatore e senza scadenza, cioè, di fatto, denaro circolante: non c’è alternativa. Questa evidenza non è dichiarata, ma si desume dagli elementi tecnici, i promotori dei mini-BOT si guardano bene dal dirlo a chiare lettere, poiché ciò scoprirebbe totalmente il loro gioco. Cordiali saluti. LL

  2. Paolo Vallarano ha detto:

    Molto chiaro. Grazie

    • Luca Lovisolo ha detto:

      Grazie. LL

  3. Viktor Palynskyy ha detto:

    Grazie, un bel articolo , razionale e senza fronzoli.

    • Luca Lovisolo ha detto:

      Grazie a Lei.

  4. Guzel Rakhimova ha detto:

    Grazie Luca, la tua spiegazione è sempre precisa e molto chiara.

    • Luca Lovisolo ha detto:

      Grazie a Lei per l’apprezzamento. LL

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Luca Lovisolo

Lavoro come ricercatore indipendente in diritto e relazioni internazionali. Con le mie analisi e i miei corsi accompagno a comprendere l'attualità globale chi vive e lavora in contesti internazionali.

Tengo corsi di traduzione giuridica rivolti a chi traduce, da o verso la lingua italiana, i testi legali utilizzati nelle relazioni internazionali fra persone, imprese e organi di giustizia.

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