Il rischio di cambio aumenta con l’instabilità internazionale. Crisi periodiche fanno vacillare le valute più deboli. Le oscillazioni valutarie sono fenomeni macroeconomici che sembrano lontani dalla nostra esperienza, ma possono avere serie conseguenze anche nel settore della traduzione. Alcuni accorgimenti per difendersi dai rischi che ne derivano. La questione delle criptovalute.
Nel 2018 la lira turca si svalutò in poche settimane di decine e decine di punti percentuali, rispetto alle valute più forti (euro, franco svizzero, dollaro). Le cause furono di natura politica e macroeconomica. Nel gennaio del 2015, in conseguenza di una decisione della Banca nazionale svizzera, il corso di cambio del franco subì in poche ore una variazione verso l’alto del 20% circa. Sono solo due esempi, ma invitano a riflettere su come prevenire i rischi di cambio in un settore come quello della traduzione, che comporta spesso rapporti internazionali. Concentriamoci sul caso euro-franco, applicabile per analogia ai casi simili.
Rischio di cambio e traduzione: i principi
Il valore di una moneta è determinato da molti fattori, non tutti prevedibili e calcolabili neppure per gli analisti più esperti. L’euro ha subito notevoli oscillazioni di valore, a causa dell’incerto andamento economico e politico dell’Unione europea dal 2008 in poi. Non così il franco svizzero, il cui valore è cresciuto con regolarità, sia per la tradizionale stabilità del sistema-Paese svizzero sia perché il franco è molto ricercato come valuta-rifugio per gli investitori. Il rafforzarsi di una moneta, però, causa problemi alle esportazioni. Tutti i prodotti fabbricati nel Paese che utilizza quella valuta vedono aumentare in proporzione i loro prezzi per gli acquirenti esteri e perdono competitività internazionale.
Con apposite strategie, la Banca nazionale svizzera è intervenuta in taluni frangenti, al fine di mantenere il cambio tra franco ed euro in un rapporto che restasse sopportabile per l’economia elvetica. Nel 2015, dinanzi a un insostenibile deprezzarsi della valuta europea, Berna ha deciso di cessare questi interventi. Liberato dal laccio, il franco si è apprezzato di oltre 20 punti percentuali in poche ore.
Conseguenze concrete sugli incassi delle fatture
Si ponga che un traduttore residente in zona euro abbia emesso a un cliente svizzero una fattura in franchi per un importo di 100.– franchi. Al momento del pagamento, sino al giorno prima di questa decisione avrebbe ricevuto sul conto corrente un accredito di circa 80 euro. Dopo il balzo del franco avrebbe ricevuto circa 100.– euro: eppure, in entrambi i casi il cliente svizzero gli avrebbe versato gli stessi 100.– franchi. Il traduttore in zona euro ne avrebbe tratto un sensibile vantaggio.
Se, al contrario, un traduttore svizzero avesse emesso una fattura di 100.– euro, dopo l’improvviso aumento del franco avrebbe ricevuto sul suo conto circa 100.– franchi anziché i 120.– che avrebbe dovuto ricevere. Su quella traduzione il rischio di cambio avrebbe comportato una perdita secca del 20%. Tutto ciò, nell’arco di una sola giornata.
Facciamo un altro esempio. Dall’inizio del 2014 a oggi, i rubli necessari per acquistare 1 euro sono saliti da circa 45 a circa 100: una perdita vertiginosa di valore, per la valuta di Mosca, verificatasi anche con oscillazioni repentine. Ne sono stati responsabili, tra l’altro, le variazioni del prezzo del petrolio, che hanno indebolito i fondamentali dell’economia russa, e la selvaggia condotta di Mosca sullo scenario internazionale, in ultimo con la ripresa della guerra in Ucraina (febbraio 2022), che espone la Russia a pesanti sanzioni economiche. Un traduttore domiciliato fuori dalla Russia che avesse emesso fatture in rubli avrebbe corso il rischio di incassare molto meno di quanto si attendeva, una volta che l’importo fosse arrivato sul suo conto e convertito in valuta forte, anche poche settimane o mesi dopo l’emissione della fattura.
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Rischio di cambio: come difendersi nel settore della traduzione
Per gli affari internazionali di grandi dimensioni gli istituti di credito offrono strumenti bancari e assicurativi, per fronteggiare il cosiddetto «rischio di cambio.» Nel settore della traduzione, in cui si agisce con valori assoluti piuttosto bassi, non sempre questi strumenti sono sensati.
Il problema si risolve emettendo sempre fatture nella valuta del proprio Paese? Di principio è la soluzione da preferire, ma non è per tutte le stagioni. Motivi commerciali possono suggerire al traduttore di fatturare nella valuta del cliente, che può richiederlo per ragioni contabili o psicologiche.
Basti pensare, ad esempio, che tutti noi, quando acquistiamo su un sito estero di commercio elettronico, preferiamo vedere i prezzi convertiti nella valuta a noi più familiare e ricevere una fattura in quella stessa moneta. Fatturando nella divisa del cliente, però, se questa si indebolisce il traduttore incasserà meno, come abbiamo visto.
D’altra parte, se emettiamo la fattura nella divisa del nostro Paese e questa si rafforza rispetto alla valuta del cliente, la differenza andrà totalmente a carico di quest’ultimo. Ciò si converte in un aumento del nostro prezzo, dal suo punto di osservazione, che può svantaggiarci sul piano commerciale. In casi estremi il cliente potrebbe non essere più in grado di pagarci. Se la sua valuta si svaluta all’improvviso, i 100.– euro che deve pagarci diventano per lui una somma insostenibile, convertita nella sua divisa.
Le criptovalute (la più celebre è il Bitcoin) sono un caso a sé. Il loro valore dipende da fattori non tradizionali e può subire oscillazioni vertiginose. Il loro uso nella vita quotidiana è limitato. Si ha notizia di clienti che hanno proposto pagamenti di traduzioni in criptovalute. Se non si conoscono a fondo uso e particolarità di questi strumenti, è consigliabile declinare tali offerte.
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Le difficoltà del cliente: come agire
Nelle situazioni più gravi il cliente potrebbe anche richiedere la risoluzione del contratto per eccessiva onerosità sopravvenuta – dovuta cioè a un fatto imprevedibile ed estraneo alla sua responsabilità, che gli rende impossibile adempiere l’obbligazione di pagamento. E’ un’ipotesi puramente scolastica, nel nostro settore, ma è bene ricordarla. Un’altra eventualità – accade non di rado, in caso di pesanti crisi economiche o politiche – è che la banca centrale del Paese del cliente blocchi o limiti i pagamenti in uscita in valute forti, per tutelare le riserve valutarie dello Stato.
Cercare soluzioni per andare incontro al cliente che si trovi in una tale, improvvisa difficoltà è senz’altro consigliabile. Le oscillazioni valutarie sono eventi che il nostro cliente non è in grado di influenzare. Talvolta, all’indebolimento di una valuta segue un rimbalzo verso l’alto. Consentire al cliente di attendere qualche giorno o settimana, per pagarci quando la sua moneta avrà ripreso parte del suo valore, può essere una prima soluzione, per affrontare il rischio di cambio, anche nel settore della traduzione. La decisione va presa considerando con attenzione i parametri del caso. Vi è sempre il rischio che la valuta non rimbalzi e continui invece a calare.
Un altro rimedio è favorire il cliente con uno sconto che compensi in parte il suo maggior onere. Quando si opera con Paesi esteri di diversa valuta, perciò, è importante calcolare i propri prezzi in modo da poter assorbire questi rischi senza eccessive perdite di redditività, anche se una riduzione di utile andrà comunque messa in conto.
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Rischio di cambio e settore della traduzioni: elementi da valutare
Se è necessario fatturare in valuta estera, consideriamo la situazione del Paese rispettivo. Vi sono valute stabili, ad esempio la corona danese. La Danimarca non fa parte della zona euro, pur essendo Paese membro dell’Unione europea: la sua valuta però aderisce agli Accordi europei di cambio e non può oscillare più del 2.25% rispetto all’euro. La conservazione della valuta nazionale, in questo caso, è di fatto una finzione politica, poiché la valuta stessa è saldamente legata al corso dell’euro.
Vi sono invece valute estremamente volatili. Quelle sudamericane, dell’Europa orientale o di altre aree del mondo esposte a instabilità economico-politica. Richiede attenzione anche l’andamento della sterlina inglese, che ha subito un costante indebolimento con la Brexit. Della lira turca abbiamo già detto in apertura. La grivna ucraina è influenzata dalle tristi vicende della guerra; tutte le valute dell’area ex sovietica richiedono osservazione prudente.
I rischi si possono ridurre con una buona informazione, ricordando che lavorare con l’estero significa esporsi ad apprezzamenti e deprezzamenti delle monete altrui. Gli uffici estero delle banche possono fornire informazioni dettagliate su questi aspetti.
A influenzare il corso delle valute intervengono anche eventi imprevedibili. Disordini sociali, disastri naturali che alterino le infrastrutture produttive di un Paese, provvedimenti di politica interna o internazionale. Si ricorderanno le decisioni dell’amministrazione Trump sull’introduzione di nuovi dazi doganali, ad esempio. Le incertezze che causarono nel commercio internazionale influenzarono anche i corsi delle valute.
Per tornare al franco: solo pochi giorni prima di cessare la difesa del cambio con l’euro, la Banca nazionale svizzera aveva dato rassicurazioni contrarie. L’inattesa decisione causò un terremoto in tutti settori, dall’alta finanza al turismo, sino agli stipendi dei lavoratori frontalieri. Ogni operatore economico è toccato dagli eventi macroeconomici, benché possano presentarsi come aridi tecnicismi.
(Articolo pubblicato in originale il 14.8.2018, ripubblicato con aggiornamenti il 12.3.2024)
Gerardo Franco ha detto:
La leggo sempre con estremo piacere.
G.F.
Luca Lovisolo ha detto:
Grazie.
Jessica Bubola ha detto:
Grazie di questa analisi così interessante e, come sempre, molto utile!
Jessica
Luca Lovisolo ha detto:
Grazie per il Suo apprezzamento. LL